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“Lo stato di agitazione resta, e resta anche il giudizio sull'inopportunità di questo intervento”. A dirlo è Nicola Di Giacobbe, coordinatore nazionale Unica Taxi Cgil, in una conversazione con l'Adnkronos, commentando gli interventi annunciati lunedì 7 agosto dal governo al termine del Consiglio dei ministri sui taxi.
“Ora attendiamo di vedere come uscirà il decreto dalla Camera e dal Senato, e continuiamo ad aspettare l'emanazione dei decreti attuativi del 2019”, prosegue Di Giacobbe. Il cumulo delle licenze “trasformava il tassista in un imprenditore. Invece il tassista è un artigiano che vive dal proprio lavoro non sfruttando il lavoro degli altri”.
Il coordinatore contesta al governo “di essere entrato a gamba tesa con un decreto su materie che competono a Regioni, Province e Comuni. E questo problema resta. Oggi i Comuni hanno tutte le leggi e tutte le normative per adeguare o trovare un equilibrio tra la domanda e l'offerta”.
L'intervento del governo, invece, mira “a deregolamentare il settore, non a regolamentarlo. Se si voleva regolamentare l'uso delle piattaforme bastava attuare il dpcm per regolamentarle, per equilibrare l'offerta e la domanda c'è il decreto sul Ren per stabilire il numero dei veicoli che operano e migliorare l'efficienza del servizio se fosse necessario”.
Per Di Giacobbe il risultato di quest’intervento del governo quindi “è nullo: una volta che sarà passata la legge aumenterà l'organico? no. I Comuni cambieranno le regole? no. Per cosa è intervenuto il governo? Quando Comuni, Province e Regioni chiedevano investimenti in infrastrutture e nei trasporti per la metro, non sono arrivate risposte”.
Continua Di Giacobbe: “Il governo non è stato in grado di rispondere e ha preferito prendere come bersaglio il trasporto privato dicendo agli enti locali: 'non ti do i soldi per il trasporto pubblico e interveniamo sulla mobilità attraverso quello privato’. Ma questo non è ciò che vogliono i cittadini che chiedono di muoversi con il trasporto pubblico locale e non con la macchina con l'autista”.
Per coordinatore nazionale Unica Taxi Cgil anche il raddoppio dell'ecobonus per l'acquisto dei taxi non è una risposta ai problemi del settore: “Il problema dell'uso dell'auto elettrica non dipende solo dai costi proibitivi, ma anche dal fatto che in alcune realtà al momento la mobilità elettrica non è applicabile. A Roma, ad esempio, ci sono 130 chilometri di diametro: è evidente che non basta una batteria per lavorare, né bastano i punti di ricarica”.