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Una grande vertenza permanente contro il caporalato e lo sfruttamento sul lavoro in tutto il Paese. L'ha annunciata il segretario generale della Cgil Maurizio Landini dal palco della manifestazione nazionale “Fermiamo un sistema di fare impresa che sfrutta e uccide”, e che ha portato per le strade di Latina migliaia di persone. Il corteo è partito dalle autolinee della città in direzione di piazza della Libertà, dove si è tenuto il comizio.
“È il modo migliore, più coerente, che un sindacato può utilizzare per ricordare davvero Satnam Singh, per chiedere giustizia e fare davvero in modo che nessuno mai più debba morire sul lavoro o essere sfruttato”, ha spiegato Ladini. Sulla tragica morte del bracciante indiano, il segretario Cgil ha chiarito che “chi ha tentato di dire che saremmo di fronte al caso isolato di un cattivo imprenditore in un sistema che sostanzialmente funziona” mente. Perché invece siamo di fronte “a un sistema di fare impresa che sfrutta e che uccide le persone, e che non riguarda solo l'Agro Pontino ma tutto Paese e tutti i settori”. Non è d'altronde un caso se in Italia “ci sono 3 milioni di persone costrette a lavorare in nero, e che vanno fatte emergere” anche per il funzionamento del sistema fiscale.
“È venuto il momento di agire - ha continuato Landini -, di non stare più zitti”. E di alzare la testa, ma per farlo “è necessario far saltare il sistema di connivenza con il malaffare che ha in mano pezzi interi dell'economia reale”. Bisogna, quindi, “rispettare le leggi e bisogna combattere la criminalità organizzata. Questo vuol dire mettere al centro il lavoro, la dignità e la tenuta democratica del nostro Paese”.
Il leader Cgil ha poi ribadito che “la manifestazione nazionale serve a dire che siamo tutti di Latina, e siamo tutti clandestini. Perché non vogliamo lasciare nessuno solo e vogliamo cambiare davvero questa situazione”. Il sindacato, quindi, presenterà “un vero e proprio esposto alla Procura, in cui vogliamo raccontare tutto quello che conosciamo. Perché pensiamo che non si debbano fare indagini solo per qualche settimana, bisogna invece svelare il fatto che c'è un sistema da cambiare”. “Mi rivolgo anche a quelli che vogliono fare seriamente gli imprenditori – ha detto –, perché questo sistema colpisce anche chi fa impresa in modo onesto”.
“C'è una legge che favorisce il lavoro nero e la clandestinità – ha poi detto –. Ha un nome e un cognome: Bossi-Fini. Una legge che ha prodotto anche il sistema dei flussi d'ingresso, grazie al quale solo il 20% di quelli che sono stati chiamati a lavorare ottiene un permesso di soggiorno. L'80% restante diventa immediatamente clandestino, cioè una persona senza diritti e senza futuro”. Allora oltre a cancellare la legge Bossi-Fini, “bisognerà riconoscere il permesso di soggiorno a chi è in cerca di occupazione, perché darebbe loro il diritto di esistere”. E si dovrebbe anche fare un'altra legge, “che permetta a un lavoratore straniero di essere regolarizzato immediatamente nel momento in cui denuncia di essere pagato in nero o sfruttato”.
“Nella nostra vertenza – ha detto Maurizio Landini – rivendichiamo anche l'applicazione integrale della legge contro il caporalato. In quel testo si parla di 'indice di coerenza', un meccanismo che permettere di verificare, con un criterio simile al Durc di congruità introdotto in edilizia, quanto lavoro serve per determinate raccolte”. La sua applicazione “non permetterebbe a nessuno di raccogliere tonnellate di frutta, dichiarando di far lavorare solo tre persone per quattro ore al giorno. Questo significherebbe davvero cambiare il sistema di fare impresa”.
“Noi non stiamo facendo una battaglia di parte, e neanche semplicemente una battaglia sindacale – ha concluso -. Stiamo lottando per l'affermazione e l'estensione della democrazia in tutto il Paese per tutti e per tutte. E proprio per questo non abbiamo nessuna intenzione di fermarci”.
Gli altri interventi
“Precedentemente sul palco era salita Anna Scorrano, segretaria generale della Fillea Cgil Roma Sud, che ha puntato l'attenzione sul settore edile e sui risultati ottenuti grazie al Durc di congruità. “Nonostante siano stati aumentati il numero degli ispettori, sono diminuiti i controlli nei posti di lavoro ed è stato riscontrato un tasso di irregolarità pari al 70% - ha detto -. E in testa alla classifica c'è purtroppo il settore dell'edilizia. Si riscontrano irregolarità sul rispetto degli orari di lavoro, sulla salute e la sicurezza”. “Gli unici dati confortanti sono quelli relativi al calo del numero dei lavoratori in nero - ha continuato Scorrano -. Una vittoria che abbiamo ottenuto grazie al Durc di congruità, che stabilisce un numero di lavoratori impiegati all'interno di un cantiere congruo ai lavori che si devono effettuare. È uno strumento fondamentale, non solo contro il lavoro nero ma anche contro il caporalato”.
Delle disfunzioni nel sistema della grande distribuzione e della sua esperienza personale ha poi parlato Valentino Santoro, Rsa Conad di Frosinone. “In molti - ha raccontato - dopo 20-30 anni di lavoro e un piccolo periodo di chiusura del punto vendita hanno perso il posto. Sono storie di persone che regalano ore di straordinario non retribuito e non riconosciuto, ore di vita rubata alle famiglie. Perché i 'padroni' sono ladri di giorni”. “Chi alza la testa e si ribella, come il sottoscritto - ha concluso - viene messo nella condizione di dover andare via e abbandonare il posto di lavoro. Per questo dobbiamo ridare forza e fiducia a lavoro, alla legalità. E come sindacato dobbiamo essere più vicini ai lavoratori”.
Sul palco è salito anche lo scrittore Maurizio De Giovanni, che ha raccontato la storia di Satnam Singh. “C'è una differenza tra un numero e una storia – ha detto –. I numeri passano, uno se li dimentica subito, la storia di una persona invece non si dimentica. Lui era felice perché aveva dormito per anni in una stalla con le bufale nel casertano, e adesso aveva un letto dove poteva dormire con la moglie. Faceva 8 km in bicicletta alle 6 di mattina. E ogni giorno passava per una via che si chiama Via della speranza”. “Satnam è morto fatto a pezzi – ha continuato De Giovanni –, è una cosa che noi dobbiamo ricordare. Perché noi siamo qui per un motivo fondamentale: dobbiamo far passare la paura da noi a loro. Dobbiamo scardinare il sistema della paura. La paura deve cambiare campo, deve andare dall'altra parte. Dobbiamo quindi chiedere con forza alle istituzioni l'introduzione del reato di omicidio sul lavoro”.
Elisa Angeletti delegata laziale del settore logistica ha invece ricordato un altro recente morto sul lavoro, nel deposito Atac di Tor Vergata. “La rabbia è tanta, così come la tristezza per la perdita di un amico, di un collega, dell'ennesimo lavoratore – ha detto –. Il modello di lavoro che ci stanno imponendo non è più umano, uccide anche nel trasporto delle merci e nella logistica. Gli infortuni, spesso mortali, avvengono per strada, in un luogo dove ci sono altri lavoratori e persone comuni, e in cui un infortunio può generare una strage. I lavoratori sono ormai schiavi di un algoritmo”.
Molto toccante è stato infine l'intervento di Lovpreet Sandhu, bracciante a Treviso di origine indiana. “Sono arrivato anch'io qui con il decreto flussi - ha raccontato - e sono rimasto clandestino. Veniamo traditi prima dai caporali e poi dalle aziende per le quali lavoriamo. Sogniamo un permesso di soggiorno, una vita migliore, ma tutti si approfittano di noi”. “Si approfittano perché siamo clandestini – ha continuato –, ed è per questo che chiediamo la regolarizzazione, un permesso di soggiorno per tutti. E lo chiediamo a questo governo”. “Grazie alla Cgil – ha concluso – abbiamo avuto da mangiare, abbiamo migliorato la nostra condizione di vita. E oggi ci troviamo in un luogo di sicuro. Oggi abbiamo anche la speranza di un permesso di soggiorno, siamo stati presi in carico insomma. E tutto grazie al sindacato. Quello che chiedo a tutti è di alzare la testa. E di ribellarsi contro questo sistema”.