Ormai lo sanno tutti: la Pfizer è la prima azienda che ha annunciato il vaccino contro il Covid. In attesa di vedere come e quando arriverà concretamente, ovvero la dinamica dell'immissione sul mercato (non solo per questa impresa), c'è però un altro vaccino che tecnicamente non combatte un virus, ma è altrettanto fondamentale: l'antidoto contro i licenziamenti. Il sindacato lo ha trovato proprio per un'azienda in appalto alla Pfizer, nella sede di Labaro alle porte di Roma: qui si è svolta una storia di lavoro che poteva avere un esito drammatico, con la perdita del posto nel mezzo della pandemia, e invece è finita bene. Abbiamo scelto di raccontarla in un video.
Tutto è iniziato lo scorso 28 aprile. Nel lockdown che costringeva l'Italia a fermarsi, 18 lavoratori hanno appreso per vie traverse di essere stati licenziati: la TechRain aveva deciso di privarsi del loro contributo. In realtà è più complesso di così: la TechRain è un'azienda di Milano che opera nel settore metalmeccanico e, per la Pfizer di Labaro, offre una serie di servizi di supporto al business. Gli occupati, molti con più di dieci anni di esperienza, non hanno ricevuto una lettera di licenziamento: lo hanno scoperto dall'ultima busta paga che conteneva la voce "Cessazione 21/04".
In breve tempo è emerso ciò che era successo, ossia un vero e proprio "pasticcio" aziendale. I lavoratori in realtà erano dipendenti di un'altra società, che aveva affittato a TechRain un ramo d'azienda: quest'ultima ha rescisso il contratto di affitto con un anno di anticipo rispetto alla scadenza nel 2021, così i lavoratori sono retrocessi nella società di origine che nel frattempo aveva dichiarato fallimento. Risultato? Gli addetti si sono trovati senza stipendio né possibilità di accedere agli ammortizzatori sociali, visto che la questione era in mano al curatore fallimentare, a cui spetta il ruolo di accogliere o respingere l'istanza. A prescindere dalle singole evoluzioni della vicenda, l'esito appariva chiaro: licenziati e senza ammortizzatori durante la pandemia.
Il sindacato è entrato subito in azione. A raccontare la vertenza è Giorgio Longo, rappresentante Rsu della Filctem Cgil. "Abbiamo preso contatto con Fabrizio Maramieri della Fiom regionale. Abbiamo lavorato intensamente braccio a braccio, per costruire per questi lavoratori un percorso a loro tutela. Una parte di loro si è subito iscritta alla Fiom, ha nominato un loro rappresentante. Nel frattempo Maramieri ha iniziato l’interlocuzione con il curatore fallimentare per l’accesso agli ammortizzatori sociali. Ha fatto un lavoro eccellente di tessitura con tutti i lavoratori e ha gestito in prima persona le pratiche per la richiesta della cassa integrazione, correggendo molti errori fatti dal consulente del lavoro incaricato".
Due categorie, Filctem e Fiom, hanno agito insieme con pazienza. La chiave di volta è stata dunque la confederalità. "Per due mesi ci siamo sentiti molte volte a settimana - ricorda Longo -, per tenerci continuamente allineati e fare in modo che le azioni fossero coordinate in funzione di due obiettivi: dare quanto prima un sostegno al reddito a tutti i ragazzi e creare le condizioni affinché si potesse ricostituire un rapporto di lavoro nell’ambito della nostra azienda". I dipendenti della Pfizer hanno mostrato grande solidarietà, effettuando una raccolta di fondi che è arrivata a circa 27.000 euro in favore dei colleghi in difficoltà. I 18 lavoratori coinvolti sono rientrati in servizio a inizio luglio: alcuni con contratti interinali con la Pfizer, altri assorbiti da una società che ha rilevato degli appalti prima in capo alla TechRain. Una storia di lavoro che, grazie alla collaborazione di tutti, ha trovato un lieto fine.