“Tre anni fa, quando sono arrivata nelle Officine ferroviarie dello Scalo di San Lorenzo, a Roma, non c’era nemmeno uno spogliatoio femminile”. A parlare è Alessandra Raita, 49 anni, delegata sindacale della Dussmann, multinazionale che si occupa dei servizi di igienizzazione delle carrozze dell’alta velocità. “Non è stato facile affermare i nostri bisogni – racconta ai microfoni di Collettiva – anche perché su 300 operatori siamo appena una ventina di donne. Adesso siamo in cassa integrazione, i soldi sono pochi e non è facile. In aprile abbiamo lavorato 5 giorni. In una situazione normale, ogni giorno dal nostro impianto escono più di 40 treni: si lavora di anche notte e devi stare attento”. L’attenzione si sposta sulle colleghe dei servizi di pulizia a bordo: “Non tutte le stazioni sono belle e sicure come Termini. Nel trasporto regionale, puoi scendere alle 10 di sera in uno scalo deserto e aspettare il treno per tornare indietro. In quei frangenti cerchi solo di farti coraggio. Vogliamo che la nostra sicurezza sia tutelata dal rinnovo del contratto nazionale”. Per gli appalti ferroviari, l’ultimo è scaduto il 31 dicembre 2017.
“Il lavoro del pulitore è usurante – spiega la delegata – ma con un contratto in scadenza è impossibile far riconoscere i nostri diritti. La fatica delle pulizie di fondo. L’esposizione ad agenti a base di cloro. Per non parlare dei rischi che si corrono in questi tempi di pandemia. Tra il personale viaggiante abbiamo avuto casi di ragazze che dopo la maternità sono dovute rientrate al lavoro non potendo prolungare il congedo post natale. E qui si esce la mattina e si ritorna la sera. Dal rinnovo contrattuale ci aspettiamo un miglioramento salariale ma vorremmo soprattutto vengano esplicitate una serie di tutele che a oggi non sono applicate. Deve essere messo in chiaro che non è possibile asfissiare i lavoratori assumendoli con il contratto delle multiservizi che prevedono meno salario e diritti”.
In questi anni – prosegue Alessandra Raita – si è fatto un uso spropositato della cassa integrazione. Molte aziende per accaparrarsi appalti con notevoli ribassi hanno lasciato a casa centinaia di operatori, e gli ammortizzatori sociali sono stati l’unica via per tutelarli. Ma quegli strumenti sono in scadenza. Oggi le aziende fanno un largo uso di contratti part-time perché permettono molta più flessibilità. Il lavoratore a tempo parziale può fare straordinari, può fare 7 giornate, oppure 2 ore, staccare e tornare il pomeriggio. Può fare la spola da Milano con una sosta alla stazione Centrale che non gli viene riconosciuta. Così come non viene ancora riconosciuto un buono pasto che copra almeno il costo di un panino e di una bottiglietta d’acqua. Se prima nessuno ci guardava, adesso tutti aspettano noi. Salgono sui treni solo dopo che abbiamo compiuto il nostro dovere. Spero che questa attenzione ci porti qualcosa di buono".