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I sindacati dei bancari ricevono da Ubs la lettera di avvio della procedura di riorganizzazione che comporta ricadute sul personale per un numero di 180 suddivisi tra 18 dipendenti di Ubs Fiduciaria, che conta 34 dipendenti tutti a Milano, e 162 dipendenti di Ubs Ese, che conta 568 dipendenti distribuiti in diverse città su tutto il territorio nazionale (Bologna, Brescia, Firenze, Milano, Modena, Napoli, Padova, Roma, Torino, Treviso). La denuncia è di Rsa e segreterie territoriali Ubs.
"Seppure consapevoli che processi di fusione e trasformazione come quello avvenuto fra Ubs Ese e Cs comportano assestamenti nei modelli di organizzazione del lavoro – scrivono i sindacati -, non può essere sempre la riduzione del personale la soluzione che le aziende scelgono di adottare", dicono i sindacati dei bancari. E ancor di meno di questa dimensione: rinunciare a 180 fra lavoratrici e lavoratori è non considerare che le persone rappresentano la vera forza ed il vero motore di una società, è non riconoscere il ruolo sociale che ogni azienda ha nel territorio, nel contesto economico e geografico in cui opera. Non è sostenibile!"
I rappresentanti dei lavoratori sostengono che non è possibile che a soli tre mesi dalla partenza della nuova realtà, “periodo in cui lavoratrici e lavoratori hanno mostrato grande responsabilità dedicandosi al processo di integrazione, in un contesto caratterizzato da un aumento esponenziale dei carichi di lavoro, dalla creazione di nuove strutture, dall’apprendimento di procedure e dalla conoscenza di nuova clientela”, venga deciso che si può fare a meno di quasi un terzo delle persone dell’azienda: “donne e uomini, con la loro storia professionale, il loro vissuto in azienda con situazioni familiari differenti, progetti di vita".
"Sappiamo che la natura di queste decisioni in una società estera risiedono nella volontà della casa madre e ne abbiamo già conosciuto purtroppo le conseguenze anche negli altri paesi coinvolti. In questi mesi ci siamo confrontati con la responsabile delle Risorse umane nelle fasi che hanno accompagnato il lungo processo, in un contesto di dialogo e di ricerca di soluzioni, ed auspichiamo che con la stessa responsabilità si affronti ora una situazione così drammatica".
I sindacati chiederanno sin da subito un incontro, il cui punto di partenza è uno solo: la riduzione degli esuberi dichiarati e la volontarietà. “Vogliamo chiarezza in merito alla strategia aziendale e conferma dell’utilizzo di tutti gli strumenti che il nostro contratto mette a disposizione per la salvaguardia e la tutela dell’occupazione, a partire dalla riqualificazione interna e dall’uso del Fondo di solidarietà. Convocheremo nelle prossime settimane un’assemblea – concludono – per parlare con tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori dei quali siamo a disposizione per qualsiasi richiesta di chiarimento".