PHOTO
Filcams, Filt e Nidil Cgil hanno deciso di promuovere una nuova class action con la quale costringere Uber Eats a promuovere concrete azioni di sostegno per i rider che sono stati disconnessi dalla piattaforma a giugno 2023. “Una scelta inevitabile – affermano le tre categorie – in quanto non è più tollerabile il gravissimo ritardo del colosso statunitense del food delivery nella presentazione del piano di rimozione degli effetti derivanti dalla sua improvvisa decisione di abbandonare il mercato italiano”.
Per i sindacati “il disinteresse delle conseguenze sociali della decisione di cessare le attività di consegna non è più accettabile. Si rende quindi necessario avviare ogni iniziativa per costringere la multinazionale americana a presentare il piano per garantire il sostegno occupazionale e reddituale agli oltre 4 mila ciclofattorini che hanno perso il loro lavoro lo scorso giugno”.
Sono mesi, infatti, che Uber Eats, nonostante la condanna di antisindacalità, che ha imposto di revocare i licenziamenti, “si sottrae agli obblighi imposti dal giudice, non rispristinando la possibilità per i rider di lavorare. Dopo otto mesi di inspiegabile ritardo, abbiamo ricevuto solo una breve comunicazione con la quale Uber Eats sostiene paradossalmente la legittimità del suo operato, indicando un numero di rider che hanno subìto la disconnessione di gran lunga inferiore a quello dei fattorini con account attivo”.
Filcams, Filt e Nidil Cgil stigmatizzano “l’ingiustificata penalizzazione di migliaia di rider precari che a causa dell’inspiegabile ritardo, dell’opacità delle informazioni e dell’ostinata resistenza dell’azienda ad avviare il piano di sostegno, risultano ancora oggi sospesi e senza reddito, privati della possibilità di accedere a modalità occupazionali alternative, senza poter fruire delle misure di integrazione salariale”.
La mancata presentazione da parte di Uber Eats del piano “contenente iniziative effettive, valide e concrete di gestione degli esuberi, dopo mesi dalla decisione di licenziare i rider, ha pertanto determinato la decisione di promuovere la seconda class action che si aggiunge a quella già presentata lo scorso gennaio. La nuova class action viene avviata al fine di obbligare Uber Eats a presentare il piano di sostegno per i rider, permettendogli di accedere alle forme di tutela previste dalla legge sulle delocalizzazioni”.
Filcams, Filt e Nidil così concludono: “La scelta di promuovere la nuova class action dopo il ricorso per condotta antisindacale e l’azione collettiva risarcitoria dimostra il continuo impegno della Cgil, che da sempre sostiene la lotta dei rider a difesa dei diritti di tali lavoratori per il riconoscimento di condizioni di lavoro eque e dignitose”.