PHOTO
"La cosa più grave da sopportare è la mole di lavoro a cui siamo sottoposti, decisamente massacrante e al limite delle nostre possibilità psicofisiche. I turni sono così pesanti che possono ripercuotersi sui livelli di sicurezza: intendiamoci, non è messa a repentaglio quella del volo né l'incolumità dei passeggeri, ma la salute del personale". Chi parla, in incognito, è un pilota primo ufficiale, che presta servizio da oltre dieci anni in Ryanair sulle tratte del corto raggio, ovvero Italia ed Europa, e che oggi ha incrociato le braccia, come molti suoi colleghi - i dati nazionali parlano di percentuali di adesione allo sciopero fino al 90% -, per denunciare la situazione lavorativa in cui si trova a dover operare quotidianamente.
"La compagnia low cost irlandese - rileva il pilota (che chiameremo Mario) -, al pari di tutti gli altri vettori sul mercato, è di nuovo in grande espansione, in concomitanza con l'aumento del traffico aereo e la ripresa del turismo. Noi, al contrario, dal punto di vista dell'organico e dei ritmi di lavoro, siamo fermi al periodo dell'emergenza sanitaria. In teoria, operiamo su cinque giorni lavorativi e quattro di riposo; in pratica, passiamo fino a quattordici ore continuative a bordo di un aeroplano, contro le otto. previste dal contratto nazionale. Siamo quasi 800 piloti, ma il fabbisogno è decisamente e ampiamente maggiore".
Ma non è solo un problema di ore lavorate di troppo. Dal marzo 2020, in Ryanair si lavora con gli stipendi "alleggeriti" del 20%, equivalenti a circa duemila euro in meno al mese in busta paga, frutto di un accordo "capestro" (contingency agreement), stipulato fra azienda e alcune organizzazioni sindacali e associazioni professionali durante la pandemia. Accordo che è stato reiterato nel maggio scorso dalla compagnia irlandese, con un reintegro del 10%, che scatterà però nel 2023, se nel frattempo si saranno raggiunti determinati livelli reddituali, stabiliti dall'azienda. "Un'assurdità - denuncia il pilota -, considerando che già da ora, di fatto, abbiamo superato ampiamente i livelli pre-Covid".
"Vuoi la prova del nove? Ryanair nega le giornate di congedo parentale obbligatorie, che non vengono concesse durante la stagione estiva perché, secondo il management, ledono la produttività aziendale in concomitanza con i picchi di traffico. A volte, perfino la malattia viene contestata: sappiamo di diversi casi in cui l'azienda ha richiamato verbalmente i lavoratori, in quanto i giorni di riposo concessi dal medico curante erano ritenuti eccessivi e come tali oggetto di contestazione. Insomma, morale della favola, non ci possiamo neanche ammalare!", rileva ancora Mario.
Giova sottolineare, per chi non l'avesse ancora capito, che i rapporti fra azienda e addetti sono pressoché inesistenti. "Non c'è dialogo da parte dell'azienda. Quelle che riceviamo periodicamente sono tutte comunicazioni veicolate attraverso una piattaforma, dove vengono anche pubblicati i turni di lavoro e le decisioni operative. Ryanair continua ad agire indisturbata in modo unilaterale e si rifiuta anche di applicare in busta paga le trattenute a favore dei sindacati che non riconosce", spiega il pilota.
L'elenco d'ingiustizie e ignominie, cui deve sottostare il personale navigante di Ryanair, è davvero interminabile. E comprende anche il mancato adeguamento dei minimi salariali previsti dal contratto nazionale, fino alla questione dei pasti e delle bevande non riconosciuti ai dipendenti. "La mancanza di acqua e pasti per l'equipaggio è una vicenda davvero triste, che si ripropone di continuo, ma che l'azienda non ha mai previsto - racconta Mario -. Loro dicono: è responsabilità tua portarti cibo e acqua. Sempre e comunque rigorosamente a spese tue, acqua compresa. Fine del problema. Così siamo costretti spesso a saltare i pasti, semplicemente perché la compagnia non contempla pause. E in volo, a volte, il tempo non è sufficiente per mangiare. L'importante è partire sempre in orario".
Tutti i discorsi fatti finora sono validi non solo per i piloti, ma anche per i 2.000 assistenti volo di Ryanair. "Premesso che ovviamente non posso parlare a nome loro, le problematiche sono le stesse, se non peggiori, per hostess e steward. Nel loro caso, il tema salariale è ancora più drammatico. La maggior parte di loro viene assunta attraverso agenzie interinali e lavorano al limite delle 100 ore di volo, soglia mensile imposta dalla normativa Ue. A fronte di questa attività così stressante, gli assistenti di volo con poca anzianità percepiscono una busta paga irrisoria, quasi sempre inferiore ai 1.300 euro mensili, che corrisponde a poco più della metà di quella dei loro colleghi delle altre compagnie aeree europee", conclude il pilota.