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"Contro la carenza di camerieri la ministra del turismo ha proposto la detassazione al 5% delle mance per i lavoratori, peccato che nel nostro Paese la mancia non è riconosciuta dalla legislazione vigente". Inizia così la nota della Filcams Cgil nazionale. L’Italia, infatti, spiega il sindacato, "non ha mai ratificato la Convenzione Ilo C172 sulle condizioni di lavoro negli alberghi e nei ristoranti, che istituisce e regola l’utilizzo delle mance, precisando che per mancia si intende l’ammontare che il cliente da volontariamente al lavoratore in più rispetto al costo da pagare per i servizi ricevuti e, soprattutto, che, indipendentemente dalle mance, i lavoratori devono ricevere la retribuzione".
In Italia, pertanto, non sono previste, sulle ricevute fiscali né in busta paga, voci che fanno riferimento alle mance e il contratto nazionale di lavoro prevede il divieto di accettarle. "Su proposta della ministra del turismo, quindi, la manovra finanziaria prevedrebbe la detassazione di qualcosa che non esiste e che se viene data al lavoratore lo pone anche a rischio di contestazione disciplinare".
La sigla di categoria chiarisce ulteriormente: "La legislazione vigente, in materia di lavoro, forse è bene ricordarlo, stabilisce che le retribuzioni sono interamente corrisposte dai datori di lavoro senza la compartecipazione di nessun altro elemento esterno, quale potrebbe essere la mancia. Ed è sempre il datore di lavoro a erogare elementi aggiuntivi della retribuzione, come ad esempio premi di produttività. Pensare di detassare le mance, come si fa per i premi produttività o il welfare aziendale, è l’ennesima mancanza di rispetto per i lavoratori del turismo, che, secondo il Governo, per avere retribuzioni più alte devono sperare nella riconoscenza dei clienti".
“La diminuzione di personale nel turismo e nella ristorazione è dovuta alle pessime condizioni di lavoro, con un tasso altissimo di irregolarità, mancata o parziale applicazione dei contratti e con turni di lavoro non gestibili con la vita privata e salari bassi. - afferma il sindacato -. Interventi sporadici e, peggio, senza una minima consapevolezza della legislazione e di ciò che avviene nel Paese, insieme all’assenza di una visione e pianificazione strategica, non risolveranno le criticità del settore. Sono ormai indispensabili iniziative che guardino alla qualità del lavoro e delle condizioni di lavoro e al giusto riconoscimento delle professionalità, altrimenti il turismo non sarà mai in grado di esprimere buona occupazione e quindi di produrre quella ricchezza di cui ha grandi potenzialità”.