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La Treofan di Terni è da oggi una fabbrica occupata. I lavoratori sono entrati nello stabilimento del polo chimico ternano nelle prime ore del mattino di martedì 9 febbraio, dopo la rottura della trattativa tra sindacati e liquidatore dell'azienda avvenuta nel tardo pomeriggio di lunedì. Jindal, la multinazionale indiana che ha acquistato la fabbrica ternana non più di due anni fa, ha infatti rigettato ogni ipotesi e richiesta di reindustrializzazione del sito. Già da mercoledì 10 febbraio, dunque, potrebbero partire le lettere di licenziamento per i 142 dipendenti.
“Avevamo trovato con il liquidatore un punto di mediazione equilibrato – sottolineano i sindacati, Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil – ma ancora una volta tutto è stato reso vano dall'arroganza del management della multinazionale, il cui unico obiettivo è quello di distruggere definitivamente lo stabilimento di Terni, trascinando così in una lenta ed inevitabile agonia l'intero polo chimico, con ripercussioni pesantissime per la comunità ternana”.
I lavoratori e le loro organizzazioni sindacali hanno da sempre ricercato un accordo che prevedesse la continuità produttiva, pur in presenza di molteplici 'armi' legali da fare valere nelle sedi opportune. Ma ieri sera Jindal rigettando l'accordo ha decretato la indisponibilità a trovare una soluzione pacifica alla vertenza, motivo per cui ora, i sindacati si preparano a una durissima battaglia legale, che porterà la multinazionale di fronte ai giudici italiani.
Nel frattempo la fabbrica torna nelle mani dei lavoratori che da oggi occuperanno lo stabilimento per impedire che macchinari e prodotti siano portati fuori. “Non intendiamo mollare, nonostante il muro di gomma eretto da Jindal – afferma Marianna Formica, segretaria generale della Filctem Cgil di Terni - perché crediamo che Treofan debba continuare a produrre. La trattativa va riaperta, nella consapevolezza che ci sono soggetti interessati all'acquisto e che la fabbrica ha grandi potenzialità – continua la sindacalista – Per quanto ci riguarda, lavoratori e sindacati hanno fatto e continueranno a fare la propria parte, ma ci aspettiamo che le istituzioni facciano altrettanto. Occorre fare quadrato per impedire che la storia gloriosa della chimica ternana venga cancellata con un colpo di spugna per scelta di una multinazionale".