L'incontro programmato per il 15 ottobre, ancora una volta, ha registrato l'assenza della proprietà, in quanto la stessa ha chiesto un rinvio in data 10 ottobre, giustificato dalla impossibilità di presentare il piano di reindustrializzazione per Battipaglia. Lo afferma una nota di Filctem, Femca e Uiltec locali.
"Su pressione sindacale l'incontro si è svolto ugualmente - scrivono - per fare il punto della situazione per verificare i piani industriali del gruppo. Nella sala commissioni del Mise si sono avvicendati i vari interventi a partire dal responsabile delle crisi industriali, delle segreterie nazionali e territoriali delle categorie e delle Rsu. L'occasione è stata ritenuta comunque utile dalle parti per preparare il tavolo del 29, analizzando il contesto aggiornato, alla luce degli ultimi accadimenti che riguardano gli stabilimenti di Battipaglia e Terni".
A Battipaglia lo stabilimento è ormai fermo dal 18 dicembre del 2018, che vede i circa 60 lavoratori in cassa integrazione straordinaria, fino al mese di marzo 2020; il lavoro della società di advisor con il compito trovare soggetti interessati alla reindustrializzazione del sito, è continuato durante tutta l'estate; senza avere avuto la possibilità di entrare nel merito, a causa dell'assenza dell'azienda e conseguentemente di Vertus, al tavolo è emersa la presenza di alcune manifestazioni di interesse di altrettante società. "Non si è potuto quindi parlare di piani industriali - continuano le sigle -, di occupazione dei lavoratori, della posizione di Jindal rispetto alla cessione degli asset industriali".
La situazione produttiva dello stabilimento di Terni è risultata molto incerta, per quanto riguarda le prospettive future. "È stata inoltre portata a conoscenza del tavolo la presenza di una preoccupante comunicazione aziendale che annuncia che dal 1 gennaio che il prodotto di punta dello stabilimento di Terni sarà commercializzato sul mercato con il marchio Jindal, non più Treofan, e che lo stesso sarà prodotto anche negli altri stabilimenti europei del gruppo. L'esclusività del prodotto in oggetto che rappresenta oggi l'80% della produzione, ha finora garantito la marcia a ritmo serrato degli impianti, tanto da mettere in difficoltà la gestione delle ferie e il ricorso a prestazioni straordinarie, visti i carichi di lavoro".
Nell'ambito della discussione, inoltre, "si è denunciato il ritardo della realizzazione del piano prospettato dall'azienda per l'anno 2019, nei tavoli precedenti, in termini di investimenti economici e assunzioni annunciate del personale. Nel merito l'azienda non ha rispettato gli impegni sul rapporto tra unità lavorative e volumi prodotti, negando i trasferimenti intercompany dei lavoratori di Battipaglia in cigs a Terni, prima annunciati e poi non realizzati, senza alcuna giustificazione. Motivo di una ulteriore preoccupazione aggiuntiva è dato dalla legislazione in corso di approvazione, contenuta nel Def, che inserisce un'imposta aggiuntiva sugli imballaggi da fonte fossile, che rischia nel breve periodo di accelerare la riduzione della domanda sul mercato italiano ed europeo, mettendo a rischio l'intera filiera produttiva e l'indotto del Boop in Italia".
Questo preoccupa per tutti gli stabilimenti Jindal presenti sul territorio nazionale: "Non è più tollerabile per i lavoratori l'atteggiamento irrispettoso adottato fino ad ora dalla società. Dopo circa 12 mesi di vertenza sono stati disattesi incontri ed impegni assunti nazionali e locali. Cosa ancora più grave è stato di non avere mai potuto incontrare la nuova proprietà dopo la scellerata cessione da parte di De Benedetti. E pensare che ieri, dopo avere declinato l'incontro in Italia Mr Jindal era in Europa esattamente a Francoforte in riunione con i vertici aziendali di Treofan, uno schiaffo ai lavoratori ed al governo Italiano".
Il sindacato quindi conclude: "Come delegazione sindacale abbiamo chiesto al Mise di trasferire direttamente alla proprietà, che nell'incontro programmato per il 29 ottobre i lavoratori e le organizzazioni si attendono risposte chiare sui progetti e piani industriali futuri che mettano gli stabilimenti presenti nel nostro Paese in condizioni di lavorare, produrre ed essere maggiormente competitivi anche sullo scenario internazionale. In assenza di tutto ciò, la risposta dei lavoratori sarà determinata e proporzionale all'atteggiamento aziendale e coinvolgerà tutti i dipendenti di Jindal/Treofan presenti sul nostro territorio nazionale".