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Il timore è che la storia possa essere ancora una volta la stessa: una grande multinazionale acquista stabilimenti produttivi sul territorio, poi trasferisce le produzioni e lascia a piedi centinaia di lavoratori. Scongiurare questo scenario è l'obiettivo della vertenza aperta dai sindacati in Treofan, azienda chimica che produce film di polipropilene, con sedi a Terni e Battipaglia, recentemente acquisita dalla multinazionale indiana Jindal.
Oggi, venerdì 11 gennaio, le parti torneranno ad incontrarsi a Roma, presso il ministero dello Sviluppo, dopo un primo incontro (deludente per i sindacati) svolto martedì 8 gennaio, seguito, nella giornata di ieri, da due ore di sciopero con assemblee in Umbria e in Campania.
Quello di martedì è stato per le rappresentanze dei lavoratori il primo vero momento di confronto con Jindal dopo l’acquisizione del gruppo Treofan. “Il primo incontro in cui abbiamo potuto conoscere personalmente il ceo tedesco di Treofan/Jindal Film Europe, Manfred Kaufmann – spiegano i sindacati, Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil - Abbiamo richiesto come condizione pregiudiziale di rifornire da subito lo stabilimento di Battipaglia delle materie prime per tornare alla produzione (lo stabilmento al momento è fermo, ndr), attraverso i quantitativi di ordinativi necessari a fare marciare gli impianti; alla stessa stregua abbiamo chiesto di fermare qualsiasi trasferimento in atto dagli stabilimenti italiani verso l’impianto tedesco di Treofan e soprattutto quello di Brindisi di Jindal. Operazione che ci risulta essere confermata e che rappresenta una scelta estremamente scorretta e provocatoria, soprattutto nel trasferimento ordini di specialty”.
La preoccupazione, come spiega Sergio Cardinali, della Filctem Cgil nazionale, è proprio quella di uno “svuotamento” dei siti Treofan: “Dalle notizie in nostro possesso è in corso il trasferimento sia del pacchetto clienti che delle commesse in essere all’azienda indiana – denuncia il sindacalista – e prova di questo è il fermo impianti del sito di Battipaglia che prosegue ormai dal 18 dicembre scorso”. "Jindal renda noto rapidamente un piano industriale di rilancio degli stabilimenti italiani – aggiunge Cardinali - Le competenze devono essere garantite e salvaguardate. Non possiamo permettere speculazioni finanziarie che cancellino ulteriori posti di lavoro e indeboliscano il settore”.
Intanto, lo sciopero di due ore proclamato per ieri ha visto un'adesione massiccia e dalle assemblee con i lavoratori è emersa chiaramente la preoccupazione per il futuro dei siti produttivi, non solo Battipaglia, ma anche Terni. “Al di là delle rassicurazioni che ci sono state date a parole nell'incontro di martedì – osserva Marianna Formica, segretaria generale della Filctem Cgil di Terni – noi vogliamo vedere i fatti, cioè un piano industriale che metta nero su bianco gli impegni per il futuro dello stabilimento ternano e di tutto il gruppo. Non si può dire che Terni, con i suoi 150 lavoratori altamente professionalizzati, è uno stabilimento strategico e poi compiere azioni che vanno nella direzione opposta, spostando materiali e clienti storici verso il sito brindisino di Jindal.
Se la preoccupazione è alta a Terni, lo è ancora di più a Battipaglia, dove la produzione si è fermata lo scorso 18 dicembre per mancanza di materie prima (nonostante il sito produttivo sia in attivo, tanto che per 8 anni di fila è stato raggiunto il premio di risultato) e i lavoratori sono in presidio permanente (feste comprese) dal 21. “Avevamo delle aspettative che purtroppo l'incontro di martedì non ha soddisfatto – spiega Antonio Apadula, segretario della Filctem Cgil di Salerno – sia per l'ambiguità dell'azienda che per l'assenza del governo. Lo scorso 26 dicembre a Battipaglia il ministro Di Maio aveva preso l'impegno davanti ai lavoratori di seguire personalmente la vicenda, ma poi al tavolo non ha mandato nemmeno un sottosegretario. Eppure il sostegno del governo è importante, visto che Jindal è un gruppo che ha grossi interessi in Italia, sia a Brindisi che a Piombino, e per questo è sicuramente attento ai rapporti con il nostro paese”.
Il nuovo incontro di oggi al Mise (ore 10) assume, dunque, una particolare importanza, in primis per la ripartenza dello stabilimento di Battipaglia (precondizione per ogni ulteriore passo avanti). Ma i sindacati ci arrivano con non poco scetticismo. Di certo, le assemblee di ieri, a Terni e Battipaglia, hanno chiarito come sia fondamentale in questa vertenza non creare divisioni tra i due territori per contrastare quella che rischia di assumere sempre più i contorni di un'operazione finanziaria speculativa fatta sulla pelle di centinaia di lavoratori.