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Nuovi tavoli di grande rilievo si apriranno a settembre per i lavoratori di Trenitalia e Italo, nonostante la soddisfazione dei sindacati determinata dalla firma dell’accordo per i contratti con entrambe le aziende. Una firma che però non ha esaurito la risoluzione di parte delle vertenze.
Trenitalia
Luigi Ciracì, del dipartimento Trasporto persone terra della Filt Cgil nazionale, spiega che, per quanto riguarda Trenitalia “la vertenza è ancora aperta perché sono stati affrontati solo marginalmente alcuni punti ed è rimasto fuori dalla discussione il cuore trattativa”. Rimane infatti da affrontare i temi che riguardano il settore manutenzione rotabili, il piano di impresa, il settore manutentivo e quindi il progetto industriale di Fs, con le conseguenti ricadute occupazionali e sugli operai. “Dovremo poi ottenere miglioramenti dei turni di lavoro del personale viaggiante – afferma Ciracì -. Perché negli ultimi tre anni Trenitalia non ha applicato il turn over adeguato per consentire il ricambio del personale viaggiante, sottoposto quindi a stress lavorativo, dovendo effettuare la copertura dello stesso numero di turni con il 20% di personale in meno. Questo ha implicato un diffuso malessere dei lavoratori stessi”.
Il sindacalista della Filt precisa che un primo avanzamento importante è stato fatto il primo agosto “con 2000 assunzioni per 2023, parte delle quali per il personale viaggiante, poi con la mitigazione dei turni, che sono aciclici e quindi implicano orari stressanti. Ora bisognerà impegnarsi per nuovi passi avanti. Per questioni di tempo non è stata intavolata la discussione su questi caitoli, che però saranno affrontati a settembre insieme con l’accordo su nuove assunzioni e inserimenti per il 2024”.
Italo
Anche per Italo a settembre i sindacati dovranno affrontare quanto di sospeso è rimasto dopo la firma dell’accordo. “Ci siamo ritrovati a gestire una vertenza con il contratto scaduto da 20 mesi – ricorda Ciracì -, perché per un anno l’impresa non ha voluto confrontarsi seriamente. Abbiamo quindi dovuto risolvere il problema del recupero salariale e molti temi gestionali che hanno un impatto notevole per le caratteristiche del lavoro di questo settore”.
In ogni caso è stato firmato un contratto che contiene “un elemento valorizzante, vale a dire l’assenza della vacanza contrattuale: la decorrenza del contratto riprende da quando è scaduto, recuperando gli anni persi per l’adeguamento al contratto di settore”. Bisogna infatti ricordare che Italo non applica il contratto della mobilità del settore attività ferroviaria, motivo per il quale il sindacato rivendica come un successo l’avere “agganciato i lavoratori ai minimi del contratto di settore, integrando e rivisitando gli aspetti salariali della contrattazione aziendale, senza un aumento della produttività a fronte vi una valorizzazione salariale di 100 euro mensili e la rivalutazione nell’arco del triennio di 200 euro”. Anche dal punto di vista normativo, i lavoratori di Italo son stati assimilati a quelli di Trenitalia, in materia di monte ore mensile e di turnazione delle ferie.
Da discutere ai tavoli di settembre, come spiega Ciracì, rimangono gli aspetti gestionali: l’adeguamento del personale in stazione, il part time, lo smart working e le questioni legati a welfare e integrativo sanitario. “Un primo pezzo di accordo importantissimo è stato chiuso –conclude -, ma le vertenze non sono ancora completamente risolte e tavoli altrettanto importantissimi ci attendono il prossimo mese”.