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Aperta dalla Sirti, gigante italiano delle infrastrutture per telecomunicazioni e information technology, la procedura di licenziamento collettivo per 764 lavoratrici e lavoratori (su circa 2.700 dipendenti). La richiesta arriva neanche un anno dopo l’accordo siglato al ministero dello Sviluppo Economico (era il maggio 2019) che prevedeva l’utilizzo del contratto di solidarietà, la rinuncia ai licenziamenti (ne erano stati chiesti 833) e la tutela dei posti di lavoro. “Non c’è alcuna disponibilità a parlare di ulteriori esuberi”, commenta Barbara Tibaldi, segretaria nazionale Fiom Cgil e responsabile del settore delle installazioni telefoniche: “È necessaria una convocazione urgente al ministero che affronti la questione. Sono mesi che chiediamo di discutere della crisi del settore delle telecomunicazioni, che i lavoratori continuano a pagare”. Mercoledì 4 marzo è previsto l’incontro tra azienda e sindacati: “In quell'occasione – conclude Tibaldi – valuteremo insieme ai lavoratori le iniziative da intraprendere a fronte di questa gravissima azione da pare di Sirti”.
Un’altra procedura per licenziamenti collettivi è stata avviata venerdì 28 febbraio dalla casa di moda italiana Blumarine di Carpi (Modena). I lavoratori coinvolti sono circa 60 (su complessivi 97 addetti). L’intenzione dell’azienda, secondo quanto affermato nell'incontro con i sindacati del 27 febbraio scorso, è “procedere nel più breve tempo possibile – spiega Sergio Greco (Filctem Cgil territoriale) – a una procedura di licenziamento collettivo ‘volontario’ per individuare dipendenti che accettino il licenziamento a fronte di un esodo incentivato, ciò al fine di evitare scontri sociali”. Nel novembre scorso la Blumarine è stata acquisita dal gruppo Eccellenze Italiane, già detentore del marchio Liu Jo: la nuova proprietà ha dichiarato che nel 2019 la Blumarine ha espresso un fatturato di 22-23 milioni di euro e una perdita d'esercizio superiore ai 10 milioni. “Non siamo disponibili ad accettare licenziamenti coatti che depauperano le competenze”, ha commentato con la stampa locale il segretario generale della Filctem Cgil Modena Roberto Righi: “Vogliamo sapere sul piano industriale quali e quanti investimenti è pronta a fare la nuova proprietà, perché un conto è affrontare una situazione difficile con un progetto di rilancio, un conto è risolverla dimezzando i costi del personale”.
Fortemente contestato dai sindacati è il piano industriale 2020-2022 presentato dalla Itas Mutua Assicurazioni, che prevede il trasferimento di 120 dipendenti (su 200) dalla sede di Genova a quelle di Milano e Trento. I sindacati “rigettano il piano di riorganizzazione preannunciato dalla compagnia a evidente danno dei dipendenti della sede di Genova, non potendo peraltro escludere ricadute negative pure sulle altre sedi e uffici periferici” e parlano di “licenziamento mascherati”. Una tesi respinta dalla società, che invece dichiara l’intenzione di “mettere in campo tutti gli strumenti per limitare al massimo i disagi ai lavoratori”. Fisac Cgil, First Cisl, Uilca Uil, Fna e Snfia hanno intanto indetto lo stato di agitazione dei dipendenti e proclamato per oggi (martedì 3 marzo) uno sciopero, con presidio in largo Pertini, in concomitanza dell'incontro tra sindacati e Comune di Genova. La Fisac Cgil genovese respinge decisamente il progetto: “Chiediamo lo smart working – spiega il segretario generale Andrea Bonino alla stampa locale – che tutte le altre compagnie assicurative hanno già scelto per l’80 percento delle lavorazioni che possono tranquillamente essere svolte in remoto. A queste preoccupazioni se ne aggiunge una altra: che questo passaggio sia il preludio per una futura chiusura del sito. Per questo abbiamo interessato Comune e Regione Liguria”.
Scattano ufficialmente i licenziamenti dei lavoratori della Dacca di Aci Catena (Catania), già ampiamente preannunciati nei mesi scorsi, ma bloccati per una dimenticanza burocratica del ministero del Lavoro. La formalizzazione servirà adesso a procedere all'avviamento della Naspi (indennità di disoccupazione) per gli oramai ex dipendenti e dei benefici di cassa integrazione che sarebbe dovuta scattare dal 1° ottobre al 31 dicembre. Dopo i solleciti di Filctem Cgil, Femca Cisl e dello stesso curatore fallimentare, oggi (martedì 3 marzo) si è tenuto l'incontro che ha formalizzato la procedura di licenziamento collettivo. “L'amarezza è molto forte, ma almeno abbiamo superato quella che a tutti era sembrata un terribile vicenda kafkiana: i lavoratori erano di fatto già licenziati, ma non abbastanza per potere usufruire degli ammortizzatori sociali”, illustra il segretario generale della Filctem Cgil di Catania Jerry Magno: “Adesso gli aiuti faranno il loro corso, ma ci aspettiamo anche che un compratore serio si faccia avanti. Sarebbe l'unica vera speranza per non bruciare una produzione importante sia per i lavoratori sia per il territorio”.