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L’appuntamento è fissato per il 4 novembre. Per quella giornata, è prevista l’agitazione di quattro ore dei lavoratori di Toscana Energia, nata dalla fusione di Fiorentinagas e Toscana Gas, leader nel settore della distribuzione del gas naturale nella Regione, una realtà industriale che conta oltre ottanta Comuni soci e il partner industriale privato Italgas, divenuto di recente il socio di maggioranza della società con l’acquisto di quote azionarie da soci pubblici (pari al 50,6%). La decisione dello sciopero - proclamato unitariamente da Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil Toscana -, è maturata dopo il fallito tentativo di conciliazione, effettuato il 21 ottobre presso la Prefettura di Firenze, a cui le organizzazioni dei lavoratori avevano aderito nella speranza di trovare una soluzione alla vicenda.
“Dopo aver reso noto, il 24 settembre scorso, previo comunicato, della riorganizzazione imminente, avevamo chiesto al management di sospendere la decisione per poter approfondire le varie questioni, aprendo un confronto sui temi posti da noi e dai lavoratori. Ma la società ha risposto negativamente, manifestando la sua pressochè totale indisponibilità a sospendere l’avviata procedura di distacco del personale e di esternalizzazione di attività importanti, che riguardano l’amministrazione del bilancio, il personale, la regolazione delle tariffe, funzioni di staff, eccetera, con il conseguente svuotamento e impoverimento dell’azienda e della propria presenza a livello territoriale. A questo punto, non rimane altra soluzione che il conflitto”, afferma Fabio Berni, segretario generale Filctem Toscana.
In pratica, la riorganizzazione aziendale prevede il passaggio a Italgas di alcune funzioni strategiche amministrative e finanziarie, finora svolte da personale interno. In tal modo, 51 addetti (su un totale di 441 dipendenti) verrebbero d’ora in poi ‘comandati’ dentro Italgas. Il timore dei sindacati è che tale cambiamento sia solo il primo passo verso l’allontanamento dalla Toscana del cervello dell’azienda. Il rischio concreto - insistono sindacati e Rsu - è quello di veder scomparire, quantomeno nelle modalità in cui è stata conosciuta finora, un’azienda importante nella gestione del servizio di distribuzione del gas nella Regione, che copre sostanzialmente quasi l'intero territorio.
“Quella che si prospetta, secondo il progetto aziendale, è una riconfigurazione di Toscana energia come un mero presidio operativo della controllante Italgas, con prevedibili e pesanti ricadute negative sul territorio in termini occupazionali ed economici. Decisamente troppo poco per un soggetto storico, operativo dal 1850, che copre il cuore della Toscana, da Pistoia a Firenze, Empoli e Pisa, con un servizio distribuito in un centinaio di Comuni”, rileva ancora il dirigente sindacale.
Italgas ha provato a rassicurare tutti, spiegando che si tratta di misure volte a ottimizzare il modello organizzativo, senza trasferimenti né dell’azienda né del personale, ma, anzi, che si tradurranno alla fine in opportunità di crescita professionale e risparmi di cui potranno godere anche gli utenti del servizio. Una spiegazione che non ha convinto i sindacati, che, oltre allo stop del 4 novembre, hanno preannunciato ulteriori iniziative e presìdi nelle diverse città toscane, chiamando in causa anche tutti i Comuni soci e lo stesso neopresidente della Regione, Eugenio Giani, in una lettera in cui si richiede la convocazione di incontri, affinchè la voce di chi rappresenta i lavoratori venga presa in considerazione.