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Per l’industria piemontese è l’ennesima mazzata. Alla lunga lista delle crisi aziendali (Lear, Te Connectivity e l’intero settore automotive) dal 19 gennaio si è aggiunta la Idrosapiens di Leini (Torino), che ha comunicato la chiusura dello stabilimento il 3 aprile prossimo e il conseguente licenziamento dei suoi 44 lavoratori (cui si aggiungono altri quattro addetti nella sede milanese di Cormano).
L’azienda, fondata nel 1927 e dal 1996 parte del gruppo tedesco Witzenmann (4.300 dipendenti nel mondo e 730 milioni di euro di fatturato nel 2022), produce giunti di dilatazione per i settori del petrolifero e dell'aerospazio (per questo comparto, ad esempio, qui sono stati progettati i missili Ariane5 e Ariane6).
Il commento dei sindacati
Il primo incontro tra società e sigle metalmeccaniche si è tenuto il 24 gennaio. “Abbiamo chiesto all’azienda se ci fosse stata qualche proposta di acquisizione, ma purtroppo la risposta è stata negativa”, spiegano Marco Femia (Fiom Cgil) e Fabio Militto (Fim Cisl): “A quel punto abbiamo sollecitato la possibilità di attivare almeno la cassa integrazione straordinaria fino al 31 dicembre”.
Per Femia e Militto “la perdita di una realtà come Idrosapiens, specializzata nelle lavorazioni di grande precisione dove sono richieste importanti capacità e certificazioni specifiche, è molto grave, soprattutto in un momento in cui nella provincia di Torino si aprono nuove opportunità per il settore dell’aerospazio. E non si può spiegare con la semplice teoria del crollo del mercato e del contesto internazionale reso difficile dai conflitti in Ucraina e Medio Oriente”.
Fiom e Fim sottolineano che la crisi era iniziata già da tempo, come rivelavano la mancanza di investimenti e di manutenzione dell’impianto. E così concludono: “Il gruppo avrebbe comunque potuto far convergere nell’impianto torinese nuove tecnologie e nuovi prodotti, allo scopo di salvaguardare lo stabilimento. Ma per la società non è mai esistito un vero piano industriale, la casa madre tedesca aveva già messo in liquidazione l’azienda”.
Sulla crisi della metalmeccanica regionale è intervenuto anche Edi Lazzi. “Stiamo notando un aumento delle richieste della cassa integrazione, le aspettative per il 2024 non sono confortanti”, ha commentato a Repubblica nei giorni scorsi il segretario generale Fiom Cgil Torino: “Incide molto il rallentamento dell'economia tedesca legata alle autovetture, che rappresenta per Torino un traino ancora importante, a livello di componentistica. Chi si è salvato, fin qui, lo ha fatto perché ha diversificato”.
Per Lazzi il 2024 sarà “un anno non facile, con effetti consistenti verso primavera. Speriamo che l'impatto non sia troppo pesante: ci sono aziende al limite e un peggioramento potrebbe portare a nuovi licenziamenti. Ci sono fibrillazioni, le guerre creano incertezza e le imprese non fanno investimenti. E anche il costo del denaro è salito”.