“La discriminazione contro i dipendenti pubblici è sempre più evidente, ma la ministra Bongiorno è troppo impegnata nel controllo biometrico e poco attenta ai bisogni di questi lavoratori che pagheranno i conti più ingenti del risanamento finanziario del Paese: circa 46mila rischieranno di percepire il trattamento di fine servizio addirittura 6 anni dopo la cessazione del rapporto di lavoro”. Lo afferma la Cgil nazionale alla luce delle motivazioni fornite della Corte Costituzionale sulla sentenza riguardante i tempi di erogazione del tfs per i dipendenti pubblici.
“Nonostante le promesse del Governo, manca ancora qualsiasi forma di anticipo del tfs, e soprattutto non c’è la volontà politica di risolvere l’intollerabile discriminazione tra dipendenti pubblici e privati. Serve - sottolinea la Confederazione - emanare il decreto ministeriale così da poter attivare la normativa e la convenzione con l’ABI per l’anticipo finanziario, e consentire a tutti i lavoratori che andranno in pensione con ‘Quota 100’ di percepire quanto accantonato nel corso di un'intera vita lavorativa”. “Serve - ribadisce in conclusione la Cgil - valorizzare attraverso il rinnovo del Ccnl chi lavora per garantire i servizi pubblici a tutti i cittadini, e avviare un piano straordinario di assunzioni per recuperare la perdita di organico degli ultimi anni”.
Tfs, Cgil: basta discriminare lavoratori pubblici, serve intervento normativo
26 giugno 2019 • 16:40