Il fulmine a ciel sereno per i lavoratori e per la Filcams Cgil di Teramo è arrivato il 5 dicembre scorso, quando Cisalfa Sport ha comunicato la decisione di chiudere il punto vendita nel centro commerciale cittadino. Le saracinesche dovrebbero abbassarsi definitivamente il prossimo 28 febbraio. Alla base della decisione l’aumento dei costi dell’affitto.

“Una notizia inaspettata – commenta Vincenzo Quaranta, segretario generale della Filcams provinciale –, fino al giorno prima nulla poteva far presagire un esito di questo tipo. Decisione inaspettata perché il negozio ha sempre avuto ottimi fatturati, come l’azienda stessa ha più volte rappresentato. Abbiamo da subito richiesto all’azienda di assumersi la responsabilità del destino di dieci lavoratrici e lavoratori che stanno lasciando a casa senza un posto di lavoro e abbiamo richiesto di valutare possibili soluzioni di ricollocazione del negozio sull’intera provincia di Teramo”.

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Una richiesta che, secondo la ricostruzione del sindacato, “non è stata nemmeno presa in considerazione dall’azienda che ha rigettato qualunque ipotesi di ricollocazione. L’azienda proporrà quindi dei possibili trasferimenti al di fuori della nostra regione: finti trasferimenti che equivalgono sostanzialmente a veri licenziamenti”.

La federazione della Cgil che difende i lavoratori del commercio ritiene “indecente la proposta dell’azienda, che per pure logiche di profitto decide di calpestare la dignità lavoratrici e lavoratori che per anni hanno lavorato prestando la loro professionalità, sacrificando tempo, domeniche e festivi garantendo fatturato per l’azienda. Oggi, invece, con tanta rapidità e senza prendere in considerazione qualunque altra ipotesi la stessa azienda li ha di fatto abbandonati con un’unica prospettiva: perdere il posto di lavoro. Questa purtroppo è la considerazione che il marchio Cisalfa ha per i propri dipendenti, lavoratrici e lavoratori che hanno rappresentato, come detto in precedenza, fatturato per la stessa azienda”.

Sciopero dal 22 al 31 dicembre

Il sindacato, preso atto dell’esito negativo degli incontri, ha deciso come insieme alle lavoratrici e ai lavoratori di non restare a guardare e ha proclamato lo sciopero in maniera continua dal 22 al 31 dicembre. “Parallelamente abbiamo immediatamente attivato anche un tavolo con la politica e le istituzioni territoriali e la dirigenza del centro commerciale, perché in un momento così delicato per il nostro territorio non possiamo permettere che i 300 lavoratori all’interno del centro commerciale vivano nell’instabilità e nell’incertezza sul proprio futuro lavorativo. Non vorremmo che inizi a diventare una ‘regola’ quella che vede a ogni rinnovo di contratto di affitto un rischio concreto di licenziamenti da parte delle aziende e una terribile prassi che non vorremmo mai si consolidasse all’interno del centro commerciale”.

Il sindacato chiama le istituzioni a “una doverosa un’assunzione di responsabilità affinché quel luogo sia simbolo di una occupazione stabile e di qualità”. Nella mattinata in cui è iniziata la protesta, il 22 dicembre, si è tenuto anche un presidio davanti all’ingresso del centro commerciale. Sullo striscione dei lavoratori si leggeva: “lo sport di giocare sulla pelle dei lavoratori. No ai licenziamenti”.