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“Esuberi, ristrutturazioni aziendali, scarsi investimenti. Di questo, soffrono Vodafone, Tim, Wind tre, Sirti, ma anche call center come Almaviva. Cioè, i principali gruppi delle tlc del nostro Paese. E così, paradossalmente, il settore che dovrebbe fungere da traino all’innovazione, è tra quelli più in crisi”. Così Fabrizio Solari, segretario generale Slc, oggi ai microfoni di RadioArticolo1.
“Si è lasciato fare al mercato, che nel corso degli anni si è allargato, così come la domanda è via via cresciuta. Nel contempo, però, si è innescata una guerra commerciale che ha prodotto dieci miliardi di ricavi in meno nei fatturati delle imprese, facendo pagare all’Italia un’arretratezza in termini di capacità di stare al passo dell’economia 4.0. Tutto ciò, ingenerando sofferenze spesso drammatiche e portando il Paese a un’arretratezza sostanziale. In termini concreti, vuol dire sacrificare qualche decimo di percentuale di Pil, significa rinunciare a decine di migliaia di posti di lavoro e fare a meno del famoso orizzonte della quinta generazione, il 5G, un’idea di automazione spinta in grado di cambiare la vita delle persone, applicabile alla chirurgia a distanza, alla guida autonoma di automezzi, alla messa in moto autonoma di elettrodomestici, a una produzione industriale più sofisticata, con indubbi riflessi positivi sull’occupazione. È il futuro insomma, il cui mancato raggiungimento condanna l’Italia a restare in serie B, rispetto al mondo che si evolve”, ha affermato il dirigente sindacale.
“Anche in un settore di punta, come la telefonia mobile, dove c’è una capacità di penetrazione fra le più alte al mondo, abbiamo fatto entrare sul mercato il quarto operatore (Iliad), che occupando 400 persone, ha indotto il settore a un abbattimento dei costi del 10-20%, con ricadute negative su fatturato, investimenti e occupazione e con vantaggi per il consumatore assolutamente risibili. Per non parlare di Tim, che da grande azienda qual era, ha dimezzato il proprio organico per colpa di una privatizzazione scellerata ed è alle prese con una crisi che le impedisce di svolgere la funzione di regolatore di sistema, così come avviene in altri Paesi, da parte degli ex monopolisti”, ha proseguito il sindacalista.
“Il grande assente è una politica industriale indirizzata dal governo. Più volte, abbiamo chiesto un incontro al ministro Di Maio, in qualità di responsabile del Mise. Siamo tuttora in attesa del confronto. A differenza di altri settori, dove nessuno compra più i prodotti di aziende mature e fuori mercato, qui abbiamo un’offerta non in grado di soddisfare una domanda in continua crescita: pensiamo alla penetrazione della banda larga, dove siamo ultimi in Europa, e cosa potrebbe significare per gli altri settori e per la vita delle persone uno sviluppo più adeguato. Il problema vero è che l’Italia è uscita drammaticamente anni fa dal comparto e oggi ha grandi difficoltà a recuperare. Una volta c’era la Stet, che faceva cose serie, c’era la Telecom, che ha inventato le Sim, le carte prepagate, oggi le più utilizzate al mondo. Purtroppo, si è dispersa una certa capacità tecnologica e adesso dobbiamo riuscire a mantenere la sovranità piena nelle reti di comunicazione”, ha aggiunto il segretario Slc.
“I lavoratori soffrono, soprattutto quelli dell’indotto delle tlc. Basti pensare alla Sirti, ma vi sono anche decine di altre aziende in crisi drammatiche. Perciò, abbiamo lanciato una proposta che prevede da subito strumenti per gestire le situazioni più difficili, con incentivi che accompagnino il personale più anziano alla pensione. Nel contempo, le aziende hanno bisogno di assumere giovani, con profili professionali all’altezza. Ora la legislazione vigente, il Jobs Act, stabilisce che se utilizzi gli ammortizzatori sociali non puoi assumere: questo, per noi, è un disastro, perché siamo chiamati a scegliere fra tutelare il lavoro che non ti serve più e provare a investire sul futuro che ti serve. Una follia! Andrebbero rivisti gli ammortizzatori, quindi, e c’è l’esigenza di un fondo dedicato in grado di gestire le eccedenze e di favorire le assunzioni, come noi abbiamo proposto nella nostra rivendicazione del rinnovo contrattuale. Ci vorrebbe un piano dedicato, accompagnato da una politica industriale all’altezza”, ha concluso Solari.