Si è aperta con la lettura dei nomi delle cinque vittime, Vincenzo Martinelli
Carmelo Corso, Franco Cirelli, Davide Baronti e Gerardo Pepe, seguita da un minuto di raccoglimento concluso da un lungo applauso la manifestazione di questo pomeriggio a Calenzano.
Piazza Vittorio Veneto si è riempita, oltre tremila persone, secondo i sindacati, sono arrivate per protestare contro l’ennesima strage, unite nel ricordo delle cinque vittime. In città è ancora vivo lo shock per il botto enorme, uno spostamento d’aria così violento da danneggiare oltre cento aziende nel circondario e così violento da essere udito fino a Pistoia a chilometri e chilometri di distanza.
La provincia di Firenze si è fermata per 4 ore di sciopero generale, in tantissimi hanno aderito alla protesta indetta da Cgil Cisl e Uil, per far sentire il loro grido di dolore e di sdegno contro la mancanza di sicurezza sul lavoro.
“Gli incidenti mortali crescono in tutta Italia, sono frutto di una dimensione produttiva che cerca di risparmiare sul lavoro. Noi a Firenze abbiamo una
particolarità, che questi incidenti avvengono con grandi committenti, Esselunga ed Eni che sono realtà con cui è indispensabile costruire un elemento di miglioramento delle condizioni di produzione. Serve convocare i grandi player privati che hanno grandi cantieri, noi lì vogliamo costruire elementi di massima garanzia. Questi incidenti stanno avvenendo nei luoghi in cui grandi gruppi introducono elementi di interferenza con altre realtà”. Lo ha detto il segretario generale della Cgil Firenze Bernardo Marasco, a margine della
manifestazione.
Marasco ha evidenziato che “tutte le volte che spacchettiamo il lavoro, che ci sono appalti, bisogna avere maggior attenzione, invece lì si crea uno scaricabile di responsabilità. Fino a che ci sono i fari mediatici è tutto un parlare, appena
c'è da fare un lavoro vero e c'è da convocare aziende, allora non è più la priorità. Invece per noi del sindacato è la priorità”.
“Morire per lavorare è inaccettabile – ha concluso –. In questi mesi non è stato fatto molto, non sono stati implementati gli organici per i controlli, non siamo intervenuti sulla precarietà del lavoro. Tutte queste vicende sono situazioni che
si creano quando il lavoro è diviso”.