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Da Via Mariti al deposito Eni. Dalla città di Firenze a Calenzano, poche decine di chilometri più in là, in quello stesso territorio. 299 giorni, tra quel maledetto 16 febbraio e quel maledetto 9 dicembre. È l’inverno del lavoro che non finisce mai, quello della politica in letargo da...vediamo... più o meno sempre, se è vero che si muore oggi come cinquant’anni fa. E in questo angolo di Italia adesso si riflette increduli sul 2024 e su questi dieci martiri strappati con violenza alle loro vite nell’ingiustizia della morte sul lavoro. Un monito questa Firenze delle stragi, di quanto può essere cattivo e brutto questo Paese con chi lo manda avanti, con i lavoratori, persino nel posto in cui si possono ammirare le cose più belle cui la nostra storia ha dato vita. All in, il meglio e il peggio della nostra cultura.
Dal 16 febbraio al 9 dicembre è il lungo inverno delle regole congelate da un’impotenza consapevole, che scaturisce dalla mancanza di volontà, quella di investire sulla sicurezza come se fosse davvero importante, al di là del cordoglio e dei comunicati copincollati da una strage all’altra, stucchevoli, che ogni volta si ripetono. “Le lacrime del giorno dopo sono inaccettabili”, ha detto la Cgil con la rabbia di chi combatte da sola questa battaglia di resistenza in vita.
Tra le due stragi, il cantiere Esselunga che, collassando su se stesso, ha sepolto cinque operai, e il deposito Eni esploso in un inferno di fiamme che hanno dilaniato i corpi di altri cinque lavoratori, ci sono le vittime, tante, che non hanno neanche l’onore delle cronache, una breve, un quarto di pagina con foto, perché magari muoiono nell’ora sbagliata, troppo tardi per i giornali già in stampa, ma troppo presto per fare ancora notizia 24 ore dopo.
Rossano Rossi, Cgil Toscana: “La politica da anni rende il terreno fertile perché le persone accettino il lavoro purchessia”
Il 2024 è stato un anno nero, si sono affrettati tutti a constatare. Perché le stragi, tra Firenze e Firenze, sono state tante… Suviana, Casteldaccia, Ercolano...ma i conti tornano, sono sempre gli stessi, tre morti al giorno. “Si conferma questa triste media che in Italia va avanti da anni, quella di oltre tre morti al giorno tra le persone che vanno a lavorare – commenta Rossano Rossi, segretario generale della Cgil Toscana –. Un dato inaccettabile perché il mondo progredisce, ma questo numero non c’è verso di farlo calare”.
“È una costante che viaggia su due binari – spiega il suo punto di vista il segretario –. Quello tecnico, quello su cui si dovrebbe intervenire con normative più stringenti, modifiche di legge, la formazione ai lavoratori, più controlli e incrociati, fatti da più persone e da vari enti. Da questo punto di vista si potrebbe migliorare. Varando anche leggi che siano diverse dalla patente a punti creata da questo governo che è molto simile a quella del codice stradale, per cui se uno ha possibilità e risorse può recuperare molto velocemente”.
"L’altro binario – prosegue Rossano Rossi – è quello politico. Secondo me gli incidenti sul lavoro oggi succedono perché le condizioni di lavoro sono assolutamente inadeguate per essere il 2024 e in alcuni casi persino peggiori di qualche tempo fa. Perché da una parte abbiamo un mondo del lavoro deregolamentato, frastagliato, sfregiato dalle leggi che i vari governi che si sono susseguiti hanno fatto fino a oggi, a partire dal Jobs Act di Renzi, tanto per citarne una”.
“Un mondo del lavoro – continua Rossi – umiliato e caratterizzato anche da bassi salari, inserito in un contesto di povertà assoluta che ormai riguarda cinque milioni di persone e di povertà relativa in cui versano oltre dodici milioni di cittadini. Una miscela che diventa una bomba esplosiva e rende il terreno fertile perché si accetti il lavoro purchessia. E quando si accetta il lavoro purchessia, non si accetta quel lavoro che dovrebbe essere una cosa nobile, che ti permette di inserirti nella società, di metter su famiglia, di comprare una casa e crearti una vita, ma si accetta una forma di lavoro che spesso rasenta lo sfruttamento e spesso è carente proprio dal punto di vista della sicurezza. In questo contesto, creato dalla politica, ci sguazzano molto bene gli imprenditori”.
Bernardo Marasco, Cgil Firenze: “Dove il lavoro è frammentato, diviso, svalutato, si annida il rischio di queste stragi”
“Per la seconda volta quest’anno accade una strage sul lavoro a Firenze. Questo ci strazia, ma allo stesso tempo ci impedisce di restare zitti – ci ha detto Bernardo Marasco, segretario generale della Cgil gigliata –. La prima risposta domani con lo sciopero. Una reazione a questo ennesimo atto che mortifica la dignità del lavoro. Anche in questo caso, pur nella grande diversità tra le due vicende, il problema avviene dove ci sono intersezioni di lavoratori esterni ed interni al luogo di lavoro. A via Mariti c’erano gli addetti in appalto, qui c’era la dinamica del ‘carico scarico’. E quando il lavoro è frammentato, diviso, svalutato, lì si annida la possibilità di eventi luttuosi come questi. Quando svalutiamo il lavoro, gli togliamo la capacità di rappresentarsi, permettiamo che proliferi la precarietà, la differenza tra i contratti all’interno dello stesso luogo, lì può succedere questo”.