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Puntata n. 22 - Fratelli d’Italia ha presentato un disegno di legge per abrogare il reato di tortura, introdotto nel nostro ordinamento solo nel 2017. La vera natura di questo governo si fa sempre più chiara
Il diritto e la mattanza
Fratelli d’Italia ha presentato un disegno di legge per abrogare il reato di tortura, introdotto nel nostro ordinamento solo nel 2017. La vera natura di questo governo si fa sempre più chiara. Il sassolino del direttore di Collettiva, Stefano Milani
Pensate un attimo a Stefano Cucchi. Prendete in mano la terribile foto che la sorella mostrò, col cuore gonfio di rabbia, in mondovisione per denunciare la violenza su quel corpo inerme. Soffermatevi sul volto scavato, pieno di lividi ed ecchimosi. Ora fate un salto indietro e tornate a Genova, in quel maledetto luglio del 2001. Focalizzatevi sulle pozze di sangue sul pavimento e gli schizzi sui muri della scuola Diaz. Potete ancora sentire l’odore acre di quella mattanza. Due episodi, ma potremmo citarne altri cento, dove lo Stato smette di esercitare le sue funzioni costituzionali. E diventa carnefice, giustiziere, aguzzino, vendicatore, favoreggiatore di un odio perverso sotto forma di una divisa. Dietro il becero disegno di legge di Fratelli d’Italia per abrogare il reato di tortura si nasconde la vera matrice di un esecutivo repressivo e, dunque, pericoloso. Dove per governare non serve il cervello ma è più utile il fido manganello.
Vergogna nazionale
Parliamo di calcio per parlare d’altro. Perché nelle prime due partite valide per la qualificazione ai prossimi campionati europei a segnare due gol indossando la maglia azzurra della nazionale è stato Mateo Retegui, un giocatore nato in Argentina, cresciuto in Argentina, che gioca in Argentina, che parla soltanto spagnolo, di cui nessuno di noi sapeva l’esistenza fino alla scorsa settimana, che è argentino naturalizzato italiano, in possesso della cittadinanza italiana per discendenza, grazie al nonno materno originario di Canicattì. Ne deduciamo che per le nostre leggi (e quindi per i nostri politici che non le hanno mai modificate) un nonno nato un secolo fa in Italia ed emigrato da giovane in Argentina ti renda italiano a pieno titolo, laddove nascere in Italia, crescere in Italia, frequentare le scuole italiane, parlare l’italiano e i suoi dialetti, non siano criteri sufficienti ad assicurare la cittadinanza italiana a centinaia di migliaia di figli di immigrati che non scelsero l’Argentina per andare a vivere, lavorare e metter su famiglia, ma scelsero l’Italia. Ce lo ricorderemo quando vedremo Meloni, Salvini e tutta la destra di governo esultare per un gol di Retegui – o forse sarebbe meglio chiamarlo Retegui. Che comunque siamo ben felici di accogliere a braccia aperte e considerare un nostro concittadino. Buona partita a tutti!
Addio a Gianni Minà
Non sappiamo se siano davvero sempre i migliori quelli che se ne vanno, sospettiamo di no, ma siamo certi del fatto che Gianni Minà fosse il migliore. E ne piangiamo la scomparsa – ci perdonerà lui che era sempre allegro, curioso e innamorato della vita –. Perché la sua attenzione per il sud del mondo, la sua sensibilità verso i più deboli, il coraggio con cui ha sempre raccontato senza censure e infingimenti l’ingerenza esercitata dagli Stati Uniti d’America sui paesi dell’America Latina, la sua capacità di stabilire intense relazioni con molte delle figure carismatiche che hanno fatto la storia del Novecento, il suo stile sobrio, la leggerezza con cui nei suoi articoli, nei suoi libri, nei suoi programmi televisivi, riusciva sempre a trasmettere messaggi profondi, a farci riflettere sulle cose del mondo, lasciano davvero un vuoto incolmabile nella cultura e in quel filone del giornalismo che ancora prova a narrare la storia di tutti attraverso le grandi e piccole storie di alcuni. Ce lo immaginiamo a cena, un’ultima volta, con Fidel Castro, Lula, Chavez, Maradona, Gabriel Garcia Marquez, Robert De Niro, Mohammed Alì o Francis Ford Coppola e chissà quanti altri, a osservarli per raccontarceli ancora, a tenere banco e fare ordine tra mille aneddoti. Fai buon viaggio compagno!
Stesso tetto, stessi diritti
L’hanno scritta così, chiara e inconfondibile, i lavoratori degli appalti Hitachi di Pistoia, cui veniva negato l’utilizzo dei locali mensa per svolgere l’assemblea sindacale. Dopo aver vinto il ricorso in tribunale contro l’azienda, hanno finalmente esercitato questo diritto. “Per noi – citiamo testualmente il loro post su Facebook – sotto lo stesso tetto ci devano essere gli stessi diritti. C’è voluto il pronunciamento del giudice ma siamo qui”. Al loro fianco la Fiom Cgil che commenta soddisfatta: “oggi affermiamo un diritto fondamentale per le persone, quello di potersi riunire nel proprio luogo di lavoro per discutere delle proprie condizioni. La battaglia per gli appalti riguarda tutti i lavoratori e come costruire un futuro migliore per tutti. Se non riusciremo a trovare un tavolo e un accordo indiremo lo sciopero generale dei metalmeccanici di Firenze-Prato-Pistoia, perché il problema non riguarda solo questo luogo, ma tutti i lavoratori che lavorano negli appalti nel paese! Sotto lo stesso tetto gli stessi diritti”.