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Doveva essere un incontro informativo sulle prospettive aziendali e sull’avvio della trattativa per il rinnovo dell’integrativo. La comunicazione è dunque arrivata del tutto inattesa: fine della produzione ad agosto e 45 licenziamenti. È successo mercoledì 16 alla Tracmec di Mordano (Bologna), azienda della multinazionale Bauer attiva nella fabbricazione di macchinari per l’industria estrattiva e delle costruzioni.
“Dalla Germania si sono presentati i vertici del gruppo, accompagnati da avvocati e consulenti, assistiti da Confindustria Emilia Area Centro, a comunicare lo spostamento della produzione in altri contesti”, spiegano Fiom Cgil Imola e Fim Cisl Bologna: “Una doccia gelata, dato che il tavolo era stato predisposto per parlare di prospettive e investimenti”.
A motivare la decisione, ha spiegato l’azienda, il calo significativo degli ordini e il costo della produzione “non più sostenibile: da qui l’intenzione di produrre in altri Paesi, in primis in Cina”. Forte lo sconcerto e la preoccupazione per i dipendenti “che, in alcuni casi, sono occupati anche da oltre 25 anni e che oggi non hanno più la certezza del proprio posto di lavoro”.
Marco Valentini (Fiom Cgil) e Antonino Liuzza (Fim Cisl) ritengono “inaccettabile che una multinazionale venga a dirci che produrre a Mordano costa troppo e quindi si trasferisce il sito. Se c’è un calo degli ordinativi, in Italia esistono ammortizzatori sociali per i quali Tracmec dispone del monte ore necessario. Il vero motivo è un’assenza strategica sullo stabilimento, e come sempre sono le lavoratrici e i lavoratori a pagare scelte che invece determinano l’incremento di profitto e di margine della multinazionale”.
Fiom, Fim e Rsu hanno proclamato lo stato di agitazione permanente e giovedì 17 si sono tenute le assemblee sindacali, cui è seguito uno sciopero e un presidio davanti ai cancelli dell’azienda.
“Abbiamo approfittato della presenza del manager aziendale per richiedere di essere ricevuti”, concludono: “Abbiamo confermato la richiesta dell’immediato ritiro dei licenziamenti, condizione necessaria per poter avviare un confronto. Anche le istituzioni presenti hanno espresso il proprio disappunto rispetto alle modalità utilizzate dall’azienda. Metteremo in campo tutte le azioni necessarie per fare cambiare idea all’impresa, a partire dalla richiesta di apertura dei tavoli istituzionali e il proseguo delle azioni di mobilitazione”.