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“Il cantiere della diga di Monti Nieddu è in via di smantellamento e non s’intravvede alcun piano d’azione per realizzare un’opera strategica per tutto il territorio del Sud Sardegna”: la denuncia è della segretaria Fillea Cgil Sardegna Erika Collu, che chiede la convocazione urgente di un tavolo di confronto insieme alle parti sociali e a tutti i soggetti coinvolti, compreso il Consorzio di bonifica della Sardegna meridionale, per trovare le soluzioni utili a portare a compimento l’opera finanziata con risorse pubbliche. L’appello del sindacato va al presidente della Regione, alla Giunta e in particolare all’assessore ai Lavori pubblici, alle forze politiche in Consiglio regionale e al Commissario governativo nominato proprio per dirimere le annose questioni che bloccano la realizzazione di questa e altre dighe della Sardegna.
“Cancellare un’opera strategica come questa, fondamentale da tutti i punti di vista, per gli usi civici, industriali e agricoli, è una scelta scellerata” – ha detto la segretaria regionale Fillea Cgil Erika Collu sottolineando che “oggi in tante regioni d’Italia c’è una vera e propria emergenza siccità ma è un problema che la Sardegna ha conosciuto nel recente passato e non può essere sottovalutato”. Perciò, oltre all’inerzia di chi governa, stupisce anche il silenzio delle amministrazioni locali davanti al rischio effettivo che fallisca ogni possibilità di realizzare la diga, negando una occupazione a tanti lavoratori nell’immediato e sviluppo nel prossimo futuro.
La diga di Monti Nieddu ha una storia lunga e travagliata che in più di vent’anni ha registrato una serie clamorosa di stop and go: la primissima fermata già quasi all’avvio dell’opera, anni Duemila, per un contenzioso tra l’Ati (Associazione temporanea di imprese) italo-spagnola e il Consorzio di bonifica della Sardegna meridionale, poi però il cantiere è stato bloccato varie volte e il suo destino, purtroppo, si è intrecciato con le vicissitudini del gruppo Astaldi. A fine 2017 i lavori erano ripartiti, poi un nuovo inciampo, a giugno 2018. Da lì in poi il blocco totale fino alla risoluzione del contratto per effetto di un decreto del Tribunale di Roma nei confronti dell’impresa appaltatrice Astaldi.
Sono state numerose in questi anni le sollecitazioni del sindacato affinché la diga non si trasformasse in una ennesima incompiuta: “Oggi invece – denuncia la segretaria regionale Fillea Cgil Erika Collu - assistiamo a quello che mai avremmo voluto vedere, lo smantellamento di un cantiere storico che, anziché concludersi con la consegna dell’opera alla collettività, sparisce pezzo dopo pezzo, come se la diga non dovesse essere più realizzata”. E con il cantiere svanisce il lavoro dei 200 operai che tra diretti e indotto hanno assicurato la loro attività in tutte le fasi di operatività. “Una prospettiva da scongiurare in tutti i modi – conclude Erika Collu – per i lavoratori impiegati, per il valore strategico dell’opera a vantaggio dell’intera collettività”.