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Una popolazione sempre più anziana e, di conseguenza, sempre più “fragile”. Anche il Veneto subisce le dinamiche demografiche che si registrano nel resto d’Italia, in un contesto di luci e ombre dove la luce è rappresentata dal prolungamento dell’aspettativa di vita e l’ombra dall’esponenziale esplosione dei problemi di salute che dalle cronicità portano spesso alla non autosufficienza.
Proprio per evidenziare i problemi legati all’aumento delle fragilità, lo Spi Cgil Veneto vuole accendere i riflettori su una situazione che negli ultimi tempi sembra passata in secondo piano, nonostante l’entrata in vigore della legge delega nazionale sugli anziani e sulla non autosufficienza, fortemente voluta dagli stessi sindacati.
Secondo i dati pubblicati nel rapporto di ItaliaLongeva “Trend di fragilità e long term care in Italia” ed elaborati dal sindacato dei pensionati, in Veneto il numero di ultra65enni che soffre di una fragilità moderata o severa è triplicato rispetto a dieci anni prima. L’indagine fa riferimento ai dati 2021, confrontati con il 2011.
Dall’analisi emerge che in due lustri il numero di anziani fragili, quindi soggetti a una o più malattie croniche - come demenza, Parkinson, diabete, insufficienza renale - è passato da circa 43 mila e oltre 120 mila unità. Un aumento del 180% non spiegabile con l’incremento della popolazione over 65, cresciuta del 17,5% in quei dieci anni. Tenendo conto che, secondo varie fonti fra cui il Censis, circa il 16% degli anziani veneti non è autosufficiente (180 mila ultra65enni), emerge la necessità e urgenza di avviare interventi strutturali per realizzare quanto previsto dalla stessa legge delega.
D’altra parte, i numeri parlano chiaro. In Veneto - sempre secondo l’indagine di ItaliaLongeva - circa 30 mila ultra65enni sono ospiti delle case di riposo e altri 24 mila godono di un’assistenza semiresidenziale. La restante popolazione anziana vive presso la propria abitazione e in particolare i più anziani in molti casi necessitano di interventi e cure oggi non sempre garantite in misura adeguata.
Il commento dello Spi Cgil Veneto
“Nel dibattito politico degli ultimi tempi la questione dell’invecchiamento attivo e della non autosufficienza sembra sparito dai radar”, commenta Elena Di Gregorio, segretaria generale Spi Cgil Veneto: “La non autosufficienza è il grande dramma che molti anziani e le loro famiglie stanno vivendo. È necessario quindi ampliare gli interventi in grado di prevenirla o comunque di supportare le famiglie”.
Di Gregorio ricorda che “circa un anziano veneto su tre vive da solo e quando non è più in grado di badare a se stesso deve intervenire una rete di assistenza integrata, programmata e gestita dal sistema socio-sanitario pubblico che va rafforzato, e in parte ridisegnato, per affrontare meglio i cambiamenti demografici”.
Sono quindi necessari adeguati investimenti e la prossima legge di bilancio, sottolinea Di Gregorio, deve assolutamente “prevedere lo stanziamento di risorse adeguate per non vanificare i contenuti della legge sulla non autosufficienza fortemente voluta dal sindacato e che deve rappresentare una risposta di civiltà. Crediamo che proprio il nodo dei finanziamenti sia quello più critico, ma noi vigileremo affinché le risorse destinate a questa norma siano adeguate”.
Non solo. “Siamo anche preoccupati per il taglio alle risorse del Pnrr deciso in questi giorni dal governo che potrebbero incidere in maniera pesante anche sul Veneto, in particolare sui progetti relativi al tema della salute e dell’assistenza alle fragilità”, conclude la segreteria generale Spi Cgil Veneto: “Chiediamo quindi alla Regione, insieme alle altre Regioni, di rivendicare dal governo centrale le risorse per mantenere e realizzare i progetti programmati e necessari per la tutela della salute di tutti i cittadini”.