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"Come sindacato, troviamo che il dibattito circa le condizioni di vita e di lavoro degli interpreti in Italia, sviluppatosi nelle ultime settimane sui media e sui social, abbia amplificato i più triti luoghi comuni sui professionisti dello spettacolo dal vivo e del cineaudiovisivo. Lavoratori ritenuti ingiustificatamente privilegiati, perché privi di specifiche competenze, esperienza e abilità per esercitare il mestiere dell’attrice e dell’attore. Come se non fossero necessari preparazione e studio per padroneggiare un’arte antica e complessa che cambia insieme alle innovazioni tecnologiche e allo sviluppo di quell’arte collettiva che è lo spettacolo". Così Sabina Di Marco, segretaria nazionale Slc Cgil.
"Questo approccio miope – che peraltro suggerisce l’idea erronea di privilegi economici disponibili per tutti – disconosce il faticoso lavoro che molti in questi mesi, a partire dal sindacato, dal mondo associativo e dalla politica hanno svolto e che finalmente sta portando a compimento un percorso regolatorio per il settore, che dovrebbe favorire tra l’altro l’emersione di tanto lavoro nero e dare finalmente dignità alle lavoratrici e ai lavoratori che spendono la propria vita a produrre cultura, musica e spettacolo in una quasi totale assenza di tutele, diritti primari (malattia e maternità), sicurezza sul lavoro e spesso senza arrivare a percepire una pensione dignitosa alla fine della carriera lavorativa", continua la dirigente sindacale.
"È proprio tale approccio datato ad aver alimentato la subcultura che ha negato diritti, salari dignitosi e welfare mirato alla stragrande maggioranza delle lavoratrici e dei lavoratori del settore, non permettendo la chiara identificazione di questo mondo con il lavoro. Oggi, al contrario, la nostra categoria è impegnata nei rinnovi contrattuali per lo spettacolo dal vivo e nella stesura della prima piattaforma per il contratto degli interpreti nel cineaudiovisivo. Slc rappresenta il lavoro, la fatica, le ingiustizie e le difficoltà che queste persone sperimentano nel corso della loro vita artistica e professionale. Sostenendoli quotidianamente, riteniamo che affermare che siano dei privilegiati significhi semplicemente non conoscere la realtà", conclude la sindacalista.