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Un incontro urgente con governo e Air Italy per conoscere gli esiti del bando di vendita della compagnia e dare un futuro ai suoi 1.453 lavoratori. I sindacati sollecitano la massima chiarezza e un maggiore coinvolgimento sul prosieguo della vertenza. Vogliono capire, in sostanza, se l’obiettivo è soltanto quello di chiudere per sempre la vicenda Air Italy (come sembrerebbero indicare modi e tempi della vendita) o se ci sono margini per rilanciare il progetto della linea aerea, magari costruendo una joint venture con soci privati e la partecipazione diretta delle Regioni Sardegna e Lombardia (possibilità ventilata, almeno a parole, dai loro rispettivi presidenti Solinas e Fontana).
L’invito “a manifestare interesse per l’acquisizione dei complessi aziendali facenti capo ad Air Italy in liquidazione” è stato pubblicato giovedì 19 marzo (con un avviso pure sul Financial Times e sul Sole 24 Ore), e si è chiuso alle ore 18 di mercoledì 25 marzo. Il giorno seguente (26 marzo) la compagnia ha comunicato “di aver ricevuto alcune manifestazioni di interesse”, precisando che “i liquidatori procederanno a esaminare quanto ricevuto per le valutazioni conseguenti”.
Air Italy è stata posta sul mercato in due lotti, aviation e manutenzione, acquistabili assieme o separatamente. Nel lotto aviation non rientrano gli aerei (i velivoli della Qatar Airways sono tornati a Doha, mentre quelli in leasing sono stati riconsegnati), bensì gli slot, i diritti di traffico (in particolare quelli su Milano Linate), le certificazioni nazionali e internazionali, i contratti di beni e attrezzature, i manuali approvati dall'Enac. In vendita per il lotto manutenzione gli immobili, gli uffici e i magazzini di Milano Malpensa e Olbia.
“Abbiamo chiesto un incontro urgente ai liquidatori Enrico Laghi e Franco Lagro per farci illustrare le manifestazioni d’interesse, ma a oggi ancora non siamo stati convocati”, commenta Fabrizio Cuscito, segretario nazionale della Filt Cgil e responsabile del trasporto aereo: “L’unica cosa che sappiamo è che le manifestazioni d’interesse sono relative solo ad alcuni pezzi dell’azienda”. Attualmente le proposte arrivate sono secretate, ma ovviamente trapelano le indiscrezioni.
Per il settore aviation (che ha negli slot di Milano Linate, cioè le finestre temporali in cui le compagnie sono autorizzate al decollo, il punto di massimo interesse) abbastanza sicura sembra l’offerta del gruppo americano Us Aerospace Partners, fondato in Texas nel 2002, con sei sedi operative negli Stati Uniti e presente in cinque Paesi (in Europa, in Austria e Islanda): la società ha già espresso interesse anche per l’acquisto di Alitalia, ma considerata la prossima nazionalizzazione della compagnia di bandiera, Air Italy potrebbe rappresentare una sorta di “piano B”. Alcuni rumour portano anche a un secondo pretendente: il fondo H-Eli (già attivo nel settore del trasporto aereo), controllato dalla H-Invest di Ennio Doris, fondatore e presidente di Banca Mediolanum, che si avvarrebbe della lunga esperienza dell’ex patron di Air Italy Giuseppe Gentile.
Per il polo manutentivo si sarebbe fatta avanti la Geasar, società gestore dell’aeroporto di Olbia Costa Smeralda (dal marzo 1989) e proprietaria dei beni immobili dello scalo. L’idea – sempre secondo quanto riportano le indiscrezioni – sarebbe quella di creare un polo manutentivo d’eccellenza (rilevando attrezzature, magazzini, pezzi di ricambio e contratti in corso per le sedi di Olbia e Milano Malpensa), a disposizione delle compagnie aeree di tutto il mondo, riprendendo la tradizione di alta professionalità maturata con Meridiana Maintenance.
“Adesso c’è l’emergenza Covid-19 che va superata, in generale proprio per l’intero comparto, ma poi la questione Air Italy andrà affrontata”, riprende Cuscito, ricordando che “nei giorni successivi alla crisi della compagnia c’erano state diverse dichiarazioni di possibilità di intervento da parte delle Regioni Lombardia e Sardegna”. E c’è di più: bisogna considerare che “alla fine della crisi, quando i trasporti riprenderanno, il trasporto aereo che sarà più necessario, e che sicuramente avrà la ripresa più rapida, sarà proprio quello da e verso le isole. Air Italy potrebbe allora svolgere un ruolo strategico”. Il punto, precisa il segretario nazionale Filt, è capire se e come Air Italy “si possa inserire nell'ambito della complessiva ristrutturazione a livello nazionale del trasporto aereo”.
I sindacati interni alla compagnia puntano alla nazionalizzazione. In un comunicato del 24 marzo scorso rilevano che “l’aviazione civile, in un Paese con le caratteristiche orografiche come quelle italiane, non può prescindere da una grande azienda nazionale di trasporto aereo che si faccia carico di garantire i collegamenti”. Dopo aver salutato positivamente la nazionalizzazione di Alitalia, chiedono “al governo e alle regioni Sardegna e Lombardia pari dignità di trattamento per Air Italy, che per quasi sessant'anni ha permesso a milioni di passeggeri di volare”. Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl Ta, Anpac, Anpav, Usb, Ap e Cobas, dunque, sollecitano le istituzioni a “ricomprendere Air Italy, che custodisce un patrimonio di competenze irripetibili, in un ampio progetto di rilancio dell’intera industria nazionale di trasporto aereo”.
Ma facciamo un passo indietro. Air Italy nasce nel marzo 2018, come nuova denominazione della compagnia Meridiana. Il capitale azionario è in mano a due soci: il 51 per cento è detenuto da Alisarda (holding dell’imprenditore Aga Khan IV), mentre il restante 49 è della Qatar Airways (subentrata nella newco nel luglio 2016). A motivare la messa in liquidazione della società (avvenuta l’11 febbraio scorso, con la nomina dei liquidatori Enrico Laghi e Franco Maurizio Lagro) e il conseguente esubero di tutto il personale è – afferma l’azienda – l’insostenibile situazione finanziaria e la riduzione del capitale al di sotto del minimo legale. Al 30 novembre 2019 la perdita complessiva ammontava a oltre 356 milioni di euro, che si aggiungeva a una riserva negativa di 841 mila euro, a fronte di riserve per quasi 264 milioni e del capitale sottoscritto e versato di quasi 134 milioni.
“La crisi di Air Italy – spiega Cuscito – deriva dall'incapacità manageriale di applicare il piano industriale presentato nel 2016, che prevedeva lo sviluppo delle macchine di lungo raggio e l’incremento della flotta fino a circa 50 aeroplani”. Il segretario nazionale della Filt Cgil punta l’indice sia “sulla cattiva gestione dei manager” sia sul fatto che i due azionisti “hanno dimostrato di essere incompatibili dal punto di vista industriale, visto che non sono mai stati in grado di prendere decisioni per mettere in pratica il piano di rilancio del 2016. Un rapporto ‘malato’, da cui ci ha rimesso la compagnia, che non è mai riuscita a decollare”.
L’ultima questione, che come solitamente accade è la prima vera questione, riguarda la sorte dei 1.453 dipendenti, per i quali il 3 marzo scorso si è aperta la procedura di mobilità. “In questo momento i lavoratori sono ancora a carico dell’azienda”, argomenta l’esponente sindacale: “Noi abbiamo molto insistito con il governo affinché si desse copertura, mediante gli ammortizzatori sociali, anche ad Air Italy, E siamo riusciti a far inserire nel decreto Cura Italia una norma che prevede l’applicazione della cassa integrazione pure alle aziende in via di liquidazione. A questo punto ci attendiamo nelle prossime settimane gli incontri relativi all'applicazione del decreto”.
I dipendenti sono 1.453 (di cui 781 naviganti e 672 personale di terra), dislocati a Milano Malpensa (circa 900), a Olbia (oltre 500) e poche unità a Milano Linate, Roma Fiumicino, Catania, Napoli, Palermo e Firenze. “Riteniamo fondamentale, oltre all'ovvio sostegno al reddito, cercare di trovare una soluzione di natura produttiva per questi lavoratori”, conclude Fabrizio Cuscito: “Stiamo rischiando di perdere un patrimonio di professionalità, dai tecnici delle manutenzioni aeronautiche ai piloti, che abbiamo nel Paese. Rischiamo di perderli perché hanno tutti licenze e certificazioni che vanno in scadenza, e sono professionalità che il nostro Paese ora butta, ma poi dovrà prendere dall'estero. Questo non deve accadere, e ci batteremo con tutte le nostre forze affinché non accada”.