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"Innanzitutto, permettetemi di ricordare i 4.114 operatori sanitari morti durante la pandemia per salvare vite umane e curare l'intera collettività. E consentitemi di salutare tutti quelli che in questi anni si sono sacrificati per il bene comune: hanno pagato un prezzo altissimo e continuano a pagarlo in termini di condizioni di lavoro. Non vogliono essere chiamati eroi, ma vogliono essere rispettati nella loro dignità professionale". Così Serena Sorrentino, segretaria generale Fp Cgil, ha iniziato il suo intervento alla manifestazione nazionale sulla sanità organizzata a Roma, in piazza del Popolo, da Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl, Fials e Nursind, inframmezzata da due flash mob da parte delle migliaia di delegati e delegati sindacali intervenuti all'iniziativa ('Sanità, se non la curi, non ti cura!', questo lo slogan).
"Il Covid ci ha lasciato in eredità una situazione ancora più grave di quella esistente prima della pandemia. Pensiamo in particolare ai lavoratori precari della sanità: erano 38.000 prima della catastrofe, poi saliti a 47.000 dopo il primo anno dell'emergenza, quindi 54.000 a fine 2021, mentre oggi sono lievitati a 80.000. Se. durante l'emergenza, si poteva giustificare il ricorso a contratti temporanei, cosa aspettiamo ora, passati tre anni, a stabilizzarli con un grande piano di assunzioni?", si chiede la dirigente sindacale.
"Il contratto nazionale, che dovremmo poter rinnovare mercoledì prossimo, peraltro già scaduto, è un primo passo importante, ma non staremo zitti se nella legge di Bilancio 2023 non ci saranno le risorse per la salute. Le premesse non sono buone. Le priorità elencate dal neoministro Schillaci, parlano di mascherine e statistiche Covid su base settimanale, poi si fa riferimento ai medici di medicina generale, all'importanza delle telemedicina e al fascicolo sanitario elettronico. Manca però, la cosa più importante per il Servizio sanitario nazionale, il lavoro", osserva la leader sindacale.
"Lavoro, che, nel nostro caso, significa dover rinnovare tutti i contratti, compresi quello della dirigenza, e anche quelli, dimenticati da anni, degli operatori delle Rsa, delle case di riposo, delle strutture residenziali assistite, del terzo settore, che costituiscono un pezzo fondamentale dell'integrazione socio-sanitaria sul territorio. Vanno riconosciuti i diritti, finora ignorati, di tutti questi lavoratori", prosegue Serena Sorrentino.
"La salute è indiscutibilmente un settore fondamentale, ma non c'è coerenza se non si procede a un cambio delle politiche. A cominciare dal settore privato della sanità, dove convivono 47 contratti diversi, dove proliferano le esternalizzazioni e dove si pratica dumping contrattuale fra professionisti che fanno lo stesso lavoro, ma non hanno lo stesso salario, gli stessi orari e gli stessi diritti. Diciamo basta a un sistema così distorto e ingiusto, che riguarda tutti, dall'infermiere all'educatore, dall'Oss allo psicologo", precisa la sindacalista.
"In questo panorama, il Pnrr non può e non deve essere un'occasione di profitto per la sanità privata con i fondi pubblici, ma deve essere una grande opportunità per cambiare il rapporto fra servizio pubblico e privato e per far fare un salto di qualità a tutto l'apparato pubblico, dopo aver perduto 37 miliardi in dieci anni a causa dei tagli operati al fondo sanitario nazionale", precisa l'esponente della Fp Cgil.
Così come occorre intervenire, ha precisato ancora Serena Sorrentino, sulle privatizzazioni, da evitare il più possibile, sul numero chiuso nelle università di medicina, che va cancellato al pari dei tetti alle assunzioni, aumentando nel contempo, le borse di specializzazione. Il modello di aziendalizzazione va rivisto all'insegna dell'universalità nel sistema pubblico, evitando le diseguaglianze esistenti fra una regione e l'altra, tanto da far convivere venti modelli diversi.
Altro capitolo, la formazione: "E' una vergogna - denuncia la dirigente sindacale - che si investa in questo comparto basilare e venga dedicata meno di mezza giornata all'anno dal sistema pubblico. Le aziende si giustificano dicendo che non hanno tempo per dedicarsi all'aggiornamento professionale" Nel contempo, non si fa, se non in minima parte, neanche la prevenzione, cui è destinato solo il 2,98% del Fondo sanitario nazionale, quando l'Europa impone una soglia minima del 5%, con interi comparti, vedi la riabilitazione, finiti in mani private. L'obiettivo del sindacato è riportare il settore nel perimetro pubblico.
Non ultimo, il discorso sulla salute mentale e la sanità penitenziaria. "In questi campi - sottolinea la sindacalista -, la cura è la soluzione per tutti. Il disagio mentale è un problema della collettività, non solo di chi la vive, come ci ha insegnato Franco Basaglia. Dunque, non va bene che proprio nella scrittura del Pnrr queste tematiche siano state relegate a opzionali o facoltative.Come non va bene, in materia di sanità di genere, che non si applichi a fondo la legge 194, assumendo anche personale non obiettore. L'aborto non è un diritto, ma lo è l'autodeterminazione delle donne. Anche questo vuol dire salute".
"Hanno ragione le lavoratrici e i lavoratori - ha concluso Serena Sorrentino -, che, di fronte al proprio sacrificio, pretendevano e pretendono un riconoscimento. Non producono beni, erogano salute. Se scappano dal servizio pubblico non è perché non rispettano la loro professionalità, ma per le condizioni di lavoro estenuanti e massacranti. Non sono mercenari, ma neanche carne da macello. Bisogna rispettare le condizioni minime di lavoro, che vuol dire anche far valere il termine di undici ore di riposo fra un turno e l'altro, tutelando così la salute di lavoratrici e lavoratori. Qualità del lavoro è qualità dell'assistenza ai cittadini".