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L’incontro era stato convocato per discutere la cassa integrazione straordinaria per 566 operai per cessazione di attività. Ma al ministero del Lavoro (in videoconferenza) c’è stata una sorpresa: l’azienda ha rivelato di aver presentato il 30 settembre scorso una nuova richiesta di ammissione alla procedura di concordato liquidatorio. La Indelfab, l’impresa di elettrodomestici del “bianco” nata a fine anni Sessanta come Antonio Merloni (divenuta poi Jp Industries e dal 29 giugno scorso con il nome attuale), va quindi speditamente verso la liquidazione.
“Siamo venuti a sapere della richiesta di concordato nel corso dell’incontro, ma non ne conosciamo i contenuti”, spiegano Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil di Marche e Umbria, ritenendo “indispensabile, esperita la procedura tecnica per l’accesso all’ammortizzatore sociale, attivare urgentemente il tavolo di lavoro con i ministeri dello Sviluppo economico e del Lavoro, le Regioni e le parti sociali, che aveva portato (ndr. il 2 ottobre scorso) al ritiro della procedura di licenziamento collettivo” e alla condivisione di un accordo di programma.
La cassa integrazione, inoltrata dall’azienda il 26 ottobre scorso, è stata richiesta dal 16 novembre (il giorno precedente termina la cassa Covid) al 15 maggio 2021. L’ammortizzatore sociale riguarda i 272 lavoratori di Colle di Nocera Umbra (Perugia) e i 294 del centro anconetano di Fabriano (di cui 90 a Maragone e 204 a Santa Maria), per complessivi 566 addetti (di cui 525 operai).
I sindacati intendono “utilizzare l’ulteriore periodo della cassa integrazione per provare a individuare percorsi che comunque devono essere condivisi e oggetto di confronto, e atti a garantire la salvaguardia occupazionale e il rilancio industriale dei territori”. Fiom, Fim e Uilm, in conclusione, ritengono fondamentale anche discutere “eventuali strumenti aggiuntivi a supporto della vertenza, dove dovranno svolgere un ruolo centrale le Regioni Marche e Umbria che comunque si sono già impegnate, dando disponibilità all’attivazione di progetti di politiche attive”.