Impiegati in aziende metalmeccaniche, nei servizi, nel settore dei trasporti, nel commercio, nell’istruzione, in tutta Italia. Rappresentano un esercito trasversale i somministrati che entro il 31 dicembre di quest’anno rischiano di perdere il lavoro, più di 100mila persone che hanno un contratto a tempo indeterminato con le Agenzie, ma missioni a termine nelle imprese. Rischiano di essere “cessati” non perché questi posti non ci sono più, ma per un “cavillo” legislativo. Il decreto agosto 2020 ha infatti introdotto una norma che, a seguito della sua interpretazione testuale, determina una durata massima di 24 mesi per le loro missioni. Terminati i quali, appunto, gli verrà dato il benservito.
“Senza un intervento normativo correttivo, entro la fine dell'anno saremo di fronte a una vera e propria emergenza – dichiara Davide Franceschin, segretario nazionale Nidil Cgil, il sindacato della confederazione che rappresenta gli atipici -. E, quel che è peggio, nel silenzio delle istituzioni. Un epilogo inaccettabile, soprattutto in una fase di ripresa economica come quella che stiamo vivendo e dopo mesi di sacrifici durante la pandemia. In pratica, a lavoratrici e lavoratori, già precari, si nega per legge la possibilità di continuare a lavorare e si alimenta il ricorso al turn over selvaggio”. Già perché i 100mila non andranno a casa per mancanza di lavoro ma perché una norma non consente la continuità occupazionale, garanzia negata anche agli oltre 350mila assunti con contratto in somministrazione a tempo determinato. La disciplina introdotta lo scorso agosto smentisce anche le circolari del ministero del Lavoro precedenti che correttamente non prevedevano limiti temporali alla somministrazione a tempo indeterminato. La legge incentiva di fatto il ricambio continuo su persone che da anni lavorano, non prevedendo in nessun modo obblighi di stabilizzazione da parte delle imprese.
I sindacati di categoria Nidil Cgil, Felsa Cisl e Uiltemp denunciano in una nota congiunta che “le ripetute iniziative effettuate attraverso la presentazione di possibili emendamenti al testo di legge e le richieste di interlocuzione ministeriale sono rimaste finora inascoltate”. E hanno messo in campo un’iniziativa unitaria di protesta, un presidio che si terrà a Roma giovedì 23 settembre alle 10.30 davanti alla sede del ministero del Lavoro e della politiche sociali. “Ci batteremo contro questa ulteriore precarizzazione del mercato del lavoro – conclude Franceschin -, in un periodo storico in cui sarebbero necessari, invece, la stabilizzazione e i rinnovo dei contratti a termine. Per questo sosteniamo con forza il diritto alla continuità occupazionale".