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Lavoratore dipendente o libero professionista, scrive contenuti, associa le immagini ai testi, idea e costruisce campagne di promozione per i brand o i marchi di cui si occupa: questo è il "ritratto" del social media manager. Sta a lui anche decidere quali sono gli strumenti i più idonei nelle strategie di comunicazione e per questo ha bisogno di aggiornarsi costantemente. Ancora: segue i social e risponde alle interazioni e si potrebbe continuare a lungo, perché l’avvento non solo di internet ma, soprattutto, dei social ha cambiato il modo di comunicare e di fare pubblicità per chiunque.
A cosa servono, che lavoro fanno
Renato Scattarella è il vice presidente dell’associazione che li rappresenta, l'Ansmm e afferma: “Il nostro è un lavoro trasversale, siamo nella pubblica amministrazione come nelle grandi aziende, nei settori più disparati, dal farmaceutico, al metalmeccanico, al mondo del food, eccetera”. Dal Comune che vuole far conoscere le bellezze artistiche, storiche e turistiche del proprio territorio, alla multinazionale che ha la necessità di posizionare il proprio marchio, fino al negozio di vicinato che vuol far conoscere agli abitanti del quartiere i propri prodotti: tutti utilizzano i nuovi strumenti della comunicazione e per farlo sono necessarie le professionalità giuste.
Le competenze necessarie
Professionalità è la parola chiave, ma per costruirla in questo caso specifico occorrono molte competenze. “Dobbiamo saper scrivere, saper utilizzare le immagini, fare un po’ di grafica, conoscere le logiche e le regole dei social e aggiornarci continuamente perché quello è un mondo in continuo mutamento”, aggiunge Scattarella.
Prima di definire una strategia di comunicazione è necessario analizzare i dati, studiare il prodotto che si vuole promuovere e il contesto nel quale si opera, individuare i canali più adeguati alla strategia immaginata. Infine si definisce un piano editoriale e lo si attua. E poi, ovviamente, è necessario seguirlo, verificare gli effetti e le ricadute. Insomma un lavoro nient’affatto banale né semplice, anche se a volte viene banalizzato.
Dove sono diritti e tutele?
A fronte di tutto ciò per il sociale media manager non esiste un contratto di riferimento, né una figura professionale definita con corrispondenti mansioni, diritti e tutele. “Si tratta di figure inquadrate in contratti già esistenti – osserva il dirigente dell'Ansmm –. Io, ad esempio, ho lavorato 10 anni per una grossa multinazionale della Cyber security ed ero inquadrato con il contratto nazionale del commercio. Altri miei colleghi si trovano nel comparto farmaceutico”.
Molti social media manager sono liberi professionisti con partita Iva, ma anche in questo caso le cose non vanno molto meglio: non esiste un codice Ateco specifico. Insomma, qualunque sia il regime con il quale operano il loro è un mondo caratterizzato dalla mancanza dei più basilari diritti, dal salario dignitoso agli orari fino alle ferie e alle malattie retribuite.
Il lavoro del presente e del futuro
“Il social media manager può trasmettere messaggi di grande impatto etico e sociale, attraverso i canali di promozione di imprese, organizzazioni e istituzioni. Al suo delicatissimo ruolo molto spesso non corrisponde un adeguato riconoscimento giuslavoristico, dunque anche economico", commenta ancora Scattarella. Che aggiunge: "La nostra è una professione ancora invisibile, nonostante sia sempre più diffusa, e viene esercitata in varie forme: individuale, societaria o dipendente".
"È un mestiere in continua evoluzione che presuppone un continuo aggiornamento – afferma ancor il vice presidente dell’Ansmm –. Bisogna aggiornarsi costantemente perché le piattaforme cambiano continuamente le modalità e le impostazioni, ci vuole una formazione continua, almeno ogni tre mesi bisogna rivedere gli strumenti di lavoro. E occorre approfondire anche competenze legali, dalle norme sulla privacy a quelle di diritto commerciale. Insomma è anche una professione carica di responsabilità”.
La soluzione è nel contratto
L’occasione per restituire dignità professionale diritti e tutele anche a questi lavoratori e lavoratrici c’è, ed è il rinnovo del contratto dei grafici editoriali avviata lo scorso 18 aprile. La Slc Cgil e l'Anssm, guidata da Riccardo Pirrone, hanno avviato un percorso di confronto e dialogo per analizzare le specificità del lavoro che rappresentano e individuare i possibili percorsi di inclusività contrattuale funzionali a rendere il contratto dei grafici editoriali il contratto di riferimento per tutte le lavoratrici e i lavoratori digitali della filiera. Un’esigenza – quest’ultima – condivisa anche dalle associazioni datoriali stipulanti il contratto, su cui si concentrerà la suddetta trattiva di rinnovo.