Durante la pandemia, con il boom obbligato del lavoro da remoto, si sono sviluppate varie esperienze. Ma più che lavoro agile o smart working, spiega la segretaria confederale della Cgil, Tania Scacchetti, si sono realizzare esperienze di lavoro a domicilio. Ora il problema che si pone è duplice. Da una parte si tratta di cogliere le sollecitazioni positive che ci sono state nelle aziende e tra i lavoratori a proposito di conciliazione dei tempi di vita con i tempi del lavoro. Dall'altra è evidente la necessità di ripensare i modelli organizzativi per regolare l'equilibrio tra lavoro in presenza e lavoro da remoto, a seconda dei diversi settori produttivi e dei servizi.
Per far questo serve una legge onnicomprensiva? Secondo Tania Scacchetti la risposta deve trovarsi in un mix positivo tra norme e contrattazione. Sarebbe cioè sbagliata una legge pesante che soffochi gli spazi della contrattazione sindacale. Accanto a questo è arrivato anche il momento di chiarire il quadro delle problematiche relative alla privacy, all'utilizzo dei dati personali e al diritto alla disconnessione.