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In relazione a quanto deliberato dalla Presidenza del Consiglio, anche a fronte delle nostre sollecitazioni, circa l’approvazione per il solo 2024, di otto settimane di ammortizzatori sociali in deroga per imprese del settore del tessile, abbigliamento, calzaturiero e concia, anche artigiane con dimensione fino a 15 dipendenti, le segreterie generali di Filctem, Femca, Uiltec ribadiscono quanto segue:
“L’intero settore manifatturiero del Sistema moda manifesta da tempo grosse difficoltà (anche nel settore Pelletterie, attualmente escluso dal provvedimento), evidenziate proprio da un ricorso massiccio agli ammortizzatori sociali sia nel comparto industriale che in quello artigiano;
- la crisi impatta necessariamente sulla intera filiera del sistema moda e sull’indotto e i tavoli di crisi aperti da molto tempo a livello territoriale sono indicativi della difficoltà complessiva della intera e filiera. Più volte ai tavoli specifici convocati presso il Mimit abbiamo sollecitato, come organizzazioni sindacali, interventi strutturali;
- nel ritenere necessario e nell’esprimere dunque parziale sollievo per la misura di copertura in deroga, sottolineiamo nuovamente come non sia più procrastinabile lo sviluppo di politiche industriali che comprendano interventi decisi per il sostegno ed il rilancio della filiera complessivamente intesa;
- sono infatti necessari investimenti specifici sulla filiera e sui distretti che favoriscano l’aggregazione di impresa, la trasformazione digitale, l’accesso ai finanziamenti, piani di formazione finanziata a sostegno dell’occupabilità, progetti di valorizzazione energetica, e, in maniera netta, interventi in tema di contrasto all’illegalità, al dumping contrattuale, ai fenomeni di sfruttamento ed alla gravissima piaga della contraffazione a favore della buona e piena occupazione di lavoratrici e lavoratori;
- parimenti, per contrastare i fenomeni di illegalità, bisogna favorire la trasparenza dei rapporti contrattuali lungo tutta la filiera, a partire dagli appalti ma anche nel segmento del contoterzismo, per il quale diviene indispensabile individuare criteri certi di responsabilità in solido tra le imprese anche in caso di pluricommittenza”.
Le sigle quindi aggiungono: “Se si vuole rendere lettera viva il sostegno alla produzione Made in Italy, determinata non solo dall’allocazione geografica della produzione ma anche e soprattutto da un modello qualitativo di valore, il progetto di intervento governativo non possa limitarsi ad interventi spot ma debba essere complessivo, coerente, di lunga durata – concludono -, e accompagnato da una revisione complessiva della legislazione a tutela del Made in Italy”.