PHOTO
Un pacchetto di quattro ore di sciopero, con modalità da decidere a livello territoriale: questa la decisione dei lavoratori del gruppo Sirti, coinvolti dall'avvio di una procedura di licenziamento collettivo per 764 dipendenti (su 2.700 addetti). La richiesta arriva neanche un anno dopo l’accordo siglato al ministero dello Sviluppo economico (era il maggio 2019) che prevedeva l’utilizzo del contratto di solidarietà, la rinuncia ai licenziamenti (ne erano stati chiesti 833) e la tutela dei posti di lavoro. Nel corso dell’incontro che si è tenuto mercoledì 4 marzo, il gigante italiano delle infrastrutture per telecomunicazioni e information technology ha confermato gli esuberi. “L'azienda – spiegano Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil – ci ha rappresentato una situazione estremamente grave a causa del fatto che il piano industriale sarebbe stato bocciato e la continuità aziendale potrebbe essere garantita solo attraverso la presentazione di un nuovo piano industriale e sociale, sottoposto a un’ulteriore approvazione da parte di un ente terzo”. La Sirti si è mostrata disponibile a “sostituire i licenziamenti con lo strumento dell'ammortizzatore sociale, ma a oggi la procedura di licenziamento collettivo non è stata ritirata”. I sindacati, dunque, chiedono di “aprire la discussione al ministero dello Sviluppo economico”, ritenendo “insostenibile scaricare un ulteriore costo sulle spalle dei lavoratori”.
Giornate decisive per la Adler di Rovereto (Trento), storica azienda produttrice di freni e frizioni per motocicli, alle prese con una forte crisi di liquidità. Il 3 febbraio scorso la società ha varato un piano di riorganizzazione durissimo: 23 esuberi su 51 addetti. Gli incontri che si sono susseguiti in questo mese e mezzo non hanno portato novità: per oggi (giovedì 5 marzo) è in calendario uno sciopero, con presidio in fabbrica, in concomitanza con l’apertura del tavolo di crisi in Provincia, mentre venerdì 6 è programmato il vertice tra azienda e sindacati. Il piano di riorganizzazione è legato all'ingresso di un nuovo investitore nella società (che acquisirà il 99 per cento delle quote azionarie), la cui identità non è ancora stata rivelata: l’acquirente, però, in cambio dell’immissione di capitale (che sembrerebbe di circa otto milioni di euro) ha chiesto la dismissione del reparto “gomma-metallo”, considerato meno redditizio di quello delle frizioni, che ha invece nuovi brevetti, nuove produzione e contratti per il 2021 già firmati con case motociclistiche di grande importanza. Da qui, dunque, la chiusura del reparto e la dichiarazione dei 23 esuberi (19 operai e quattro impiegati). “La situazione è grave, tutto il personale è molto preoccupato: non ci sono solo persone che finiranno a casa, ma anche il territorio perde posti di lavoro”, ha spiegato Mario Cerutti (Cgil Trentino) alla stampa locale: “Non abbiamo sufficienti garanzie, non abbiamo informazioni, non c'è certezza nemmeno sul nuovo investitore. In questo contesto non ci sono i presupposti per arrivare a un accordo sulla mobilità”.
Stato di agitazione e sciopero delle firme al Quotidiano del Sud. Giornalisti e dipendenti lamentano “l'annosa e perdurante crisi di liquidità: i redattori, a febbraio 2020, non hanno ricevuto che un acconto sugli stipendi maturati a dicembre 2019 (senza tredicesima), mentre molti dei collaboratori sparsi sul territorio attendono ancora (da quasi un anno) di essere retribuiti per il lavoro svolto”. Il Comitato di redazione sottolinea che il mancato pagamento impedisce ai lavoratori “di far fronte ai propri impegni finanziari e persino alle esigenze della vita quotidiana” e lamenta “l’assenza di garanzie per l'avvenire, dopo quanto accaduto a dicembre dell'anno scorso, col venir meno degli accordi appena raggiunti sul pagamento delle spettanze di novembre al corpo redazionale e ai collaboratori”. Sostegno alla vertenza è arrivato anche da Cgil, Cisl e Uil della Calabria, che chiedono di “riaprire il confronto fra editore e sindacato” al fine di trovare una soluzione “che garantisca ai giornalisti e ai lavoratori dell'azienda le giuste spettanze, creando i presupposti per la tenuta occupazionale e una crescita imprenditoriale di una voce libera nel panorama dell'informazione regionale”.
Stato di agitazione e blocco degli straordinari anche per i 40 lavoratori della CoopBox di Ferrandina (Matera), azienda produttrice di packaging e sistemi di confezionamento per alimenti freschi, proprietà del gruppo cooperativo Ccpl (con impianti a Reggio Emilia e in Spagna, Francia, Slovacchia e Marocco). Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil territoriali e Rsu denunciano “la modalità unilaterale, del tutto inopportuna e scorretta, con la quale l'azienda sta portando avanti il suo piano di ridimensionamento, preludio della dismissione dello stabilimento”. I sindacati, diffidando l'azienda “dal rimuovere macchinari e qualsiasi altro strumento, nonché a utilizzare in maniera strutturale i manutentori in postazioni esclusivamente finalizzate alla produzione”, si dicono pronti a “dure azioni di mobilitazione e protesta”. Va ricordato, infine, che lo stabilimento è stato già al centro di una travagliata vertenza, conclusasi nel gennaio 2017 con un accordo (firmato al ministero dello Sviluppo economico) di salvaguardia dell’occupazione.
Forte è la preoccupazione dei 197 lavoratori ex Auchan dell’ipermercato di Cagliari Santa Gilla, chiuso dopo ben 27 anni. L’unica loro certezza è il mese di cassa integrazione, che si concluderà il 4 aprile prossimo, quando la struttura commerciale riaprirà sotto le insegne Conad, ma con una superficie di vendita sensibilmente minore (4 mila metri quadrati, circa la metà dell’attuale). Nella riunione del 2 marzo scorso con la nuova proprietà, i rappresentanti di Filcams Cgil e Fisascat Cisl hanno “registrato l'indisponibilità momentanea di Conad Nord Ovest a confermare gli impegni informali dei giorni scorsi”. Un nuovo incontro è stato programmato per la metà di marzo, mentre nella prossima settimana dovrebbe riunirsi il tavolo regionale sulla vertenza. L’auspicio, hanno concluso i sindacati, è “che, nonostante questo rinvio prudenziale, Conad Nord Ovest confermi il passaggio di tutti i 197 lavoratori, senza alcun esubero, come comunicato nel corso di incontri informali e anche pubblicamente”. Il supermercato Conad punterà decisamente sul settore alimentare, con maggiori prodotti freschi e provenienti dalla Sardegna (circa il 30 per cento, contro il sette della gestione Auchan).