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È davvero una buona notizia. Si aspettava da anni ed è il frutto della mobilitazione sindacale. È stata raggiunta l’intesa sul rinnovo del contratto nazionale applicato ai circa 600 mila lavoratrici e lavoratori addetti delle imprese di pulizia, servizi integrati/multiservizi, comparto che opera prevalentemente in regime di appalto e che specie durante la fase più acuta della pandemia si è distinto per la strategicità e per il senso di responsabilità degli addetti che hanno continuato a prestare la loro opera, spesso in condizioni di incertezza e non completa sicurezza. Si tratta di un rinnovo atteso da otto anni: otto anno trascorsi senza che venissero aggiornati salari e diritti. Il nuovo contratto prevede 120 euro di aumento e importanti novità normative.
“Nel contesto dato, il risultato ottenuto è importante e complessivamente positivo. Le mediazioni individuate – dichiarano i segretari generali di Filcams, Fisascat e Uiltrasporti: Maria Grazia Gabrielli, Davide Guarini e Claudio Tarlazzi - sono il frutto di una trattativa complessa, che si è riattivata e conclusa anche grazie all’impegno e alle mobilitazioni delle lavoratrici e dei lavoratori che non hanno mai fatto mancare il proprio sostegno".
Una vertenza, proseguono i sindacalisti, "che ha scontato difficoltà e distanze ma che oggi, con la definizione dell’ipotesi di accordo, deve segnare un cambio di passo e provare a costituire una ripartenza del sistema di relazioni sindacali per affrontare i nodi e le priorità del settore che necessita di regole e norme che mettano al centro la sostenibilità economica e sociale del lavoro negli appalti. Obiettivi che vanno costruiti attraverso gli strumenti contrattuali e l’apertura di una interlocuzione con il Governo”.
Abbiamo scoperto il valore e addirittura l'esistenza di queste lavoratrici (il settore vede una altissima presenza di donne) durante i mesi del lockdwon: erano loro infatti a pulire e sanificare le corsie e le rianimazioni degli ospedali che accoglievano i malati di Covid. Ed erano sempre loro a pulire e sanificare i locali di quelle imprese, a cominciare da quelle della filiera alimentare, rimaste aperte. Spesso operavano senza tutte le sicurezze necessarie, eppure non si sono mai tirate indietro. Ed allora il rinnovo del contratto acquista un valore doppio.
“L’intesa raggiunta rappresenta sicuramente una buona notizia”. Lo afferma il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini. “Dopo un lungo negoziato e molte mobilitazioni - prosegue il leader della Cgil - finalmente si riconosce il diritto al contratto a centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori essenziali che, anche nel periodo più difficile della pandemia, hanno consentito, con il loro lavoro troppo spesso dimenticato, di dare continuità a moltissime altre attività”.
“II rinnovo del contratto deve essere ora - conclude Landini - il primo passo per aprire una nuova stagione di relazioni sindacali, improntata alla valorizzazione del lavoro, alla definizione di regole e strumenti che qualifichino il sistema degli appalti e il settore, superando la logica del dumping salariale e contrattuale che lo hanno troppo spesso caratterizzato”.
L’accordo è stato sottoscritto dai sindacati di categoria e dalle associazioni imprenditoriali di settore Anip Confindustria, Legacoop Produzione e Servizi, Confcooperative Lavoro e Servizi, Agci Servizi Lavoro e Unionservizi Confapi, avrà decorrenza da luglio 2021 e scadrà il 31 dicembre 2024.
I capitoli del contratto
L’aumento economico è di 120 euro a regime per il 2° livello, con prima trance di 40 euro a luglio 2021 e ultima trance di 10 euro a luglio 2025, per una massa salariale complessiva pari a 3.430€ nel periodo di vigenza contrattuale. L’intesa inoltre prevede una soluzione innovativa volta a tutelare il reale potere di acquisto dei salari, nel caso in cui il contratto non fosse rinnovato, evitando così una perdita salariale per le lavoratrici e i lavoratori.
Sulla parte normativa il rinnovo interviene su diversi istituti, adeguando o integrando la precedente disciplina, in particolare: sul cambio appalto, implementando le informazioni e le comunicazioni tra azienda cessante e azienda subentrante e da dare alle organizzazioni sindacali.
Sul ricorso al contratto a tempo determinato e ai contratti di somministrazione il limite di utilizzo complessivo viene individuato nel 35%. Viene demandata alla contrattazione di secondo livello la possibilità di sottoscrivere specifiche intese sul meccanismo della banca delle ore, da definire a livello aziendale con le Rsu/Rsa e le organizzazioni sindacali. Per quanto riguarda il contratto di lavoro a tempo parziale le parti rivedono le modalità e i tempi per la presentazione alle Rsa/Rsu/organizzazioni sindacali dei dati sull’utilizzo del part-time, utili a realizzare un esame congiunto per consolidare le ore di supplementare prestate. Sul trattamento di malattia non ci sono interventi sull’articolato normativo attuale mentre sul tema delle assenze, che ha lungamente impegnato il confronto tra le parti, viene istituita una Commissione paritetica, con il compito di definire con l’Inps una convenzione al fine di acquisire i dati relativi al fenomeno delle micro-assenze.
Molto importante è l’introduzione di un ampio articolato volto a contrastare le violenze e le molestie sessuali nei luoghi di lavoro, che impegna le parti a definire un Codice di condotta/Linee guida sulle misure da adottare. Inoltre, alle lavoratrici inserite nei percorsi di protezione relativi alla violenza di genere, è riconosciuto il diritto di astenersi dal lavoro con congedo retribuito per un periodo massimo di 90 giorni lavorativi, recependo e in coerenza con le previsioni normative, prorogabile per ulteriori 90 giorni lavorativi con diritto al pagamento di una indennità pari al 70% della retribuzione corrente.
Nei prossimi giorni si terrà l’attivo unitario delle delegate e dei delegati e dalle prossime settimane l’ipotesi di accordo sarà sottoposta alla valutazione delle lavoratrici e dei lavoratori nelle assemblee.