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I morti nel cantiere di Esselunga a Firenze e tutti quelli che sono rimasti vittime del lavoro negli ultimi giorni non sono serviti a far tornare ad un minimo senso di responsabilità né la ministra del Lavoro Calderone né la presidente del consiglio Meloni. Pura propaganda i fiori e le parole di cordoglio a cui non sono seguiti gli atti necessari a rendere stringenti i provvedimenti su salute e sicurezza. Lo ha spiegato il segretario confederale della Cgil Christian Ferrari chiamato in audizione in Commissione Bilancio a Montecitorio, dove si sta esaminando il testo del Decreto sul Pnrr.
Le cause degli incidenti
Se non si aggrediscono le ragioni per le quali si verificano gli incidenti difficilmente la mortalità sul lavoro potrà diminuire. E allora onestà intellettuale vorrebbe si prendesse atto che si muore prevalentemente nei cantieri edili dove impera il subappalto a cascata, la precarietà contrattuale, lo sfruttamento della manodopera soprattutto migrante, il lavoro grigio e nero. Per evitare i morti è da qui che occorre partire. Ma nulla, davvero nulla che vada in questa direzione è scritto nel quarto decreto sul Pnrr. Eppure la ministra del Lavoro in visita di condoglianze nel cantiere fiorentino aveva promesso interventi immediati e puntuali.
Basta leggere il testo
“Si conferma la totale assenza di una strategia di prevenzione e protezione”, queste le parole di esordio pronunciate da Ferrari davanti ai parlamentari della Commissione bilancio, per poi spiegare che nel testo manca “la piena attuazione del Decreto 81 del 2008; la cancellazione della precarietà del lavoro; l’eliminazione degli appalti a cascata; la piena riaffermazione della parità di trattamento economico e normativo, il rispetto dei ‘contratti nazionali sottoscritti dalle OO.SS. comparativamente più rappresentative’, che il governo invece stravolge prevedendo il criterio del ‘contratto maggiormente applicato’”.
Quel che c’è e non va bene
A cominciare dalla cosiddetta “patente a credito” che nulla ha a che vedere con la “patente a punti” unitariamente chiesta dalle organizzazioni sindacali. E a voler esaminare quanto previsto dall’Esecutivo e contrabbandato come la risposta alle richieste del sindacato, si scoprono diversi punti critici: “Sul meccanismo di perdita-riacquisizione di crediti; sugli obblighi formativi; sulla mancanza di un vincolo di ripristino delle condizioni di sicurezza; per la limitazione al solo settore edile”.
Ispezioni vo cercando
Sempre la ministra, e non solo a Firenze, ha affermato che sono tanti gli ispettori nuovi e tanti altri ne arriveranno per aumentare il numero delle ispezioni. Il dirigente sindacale ha sottolineato però che “l’intervento sull’attività di vigilanza non è sufficiente né sul piano delle dotazioni organiche, né su quello degli strumenti di sostegno all’attività ispettiva nazionale e locale, né - infine - rispetto alla necessità urgente di rafforzare la medicina preventiva sul territorio. Gli stessi interventi per la lotta e il contrasto al lavoro sommerso non rispondono alla necessità di aggredire complessivamente e con efficacia il fenomeno”.
Appalti tra pubblico e privato
La riforma del Codice degli appalti, voluta strenuamente dal ministro Salvini tanto che è chiamata con il suo nome, è stata scritta con l’inchiostro del “non disturbare chi fa”, ha liberalizzato totalmente non solo il subappalto a cascata ma ha anche consentito che non esista nessun vincolo nè normativo nè salariale tra i contratti applicati dall’azienda capofila e quelle dei subappalti. E così in cantiere si opera anche con contratti diversi da quelli della filiera dell’edilizia assai vincolati rispetto alle normative e all’organizzazione del lavoro anche in materia di sicurezza. Ferrari in audizione non ha potuto che rilevare: “Per quanto riguarda gli appalti privati, il principio di parità di trattamento riguarda solo il trattamento economico e non quello normativo, mentre non si assume la necessità di estendere – per tutti gli appalti di lavori, opere e servizi – le regole previste per gli appalti pubblici anche ai settori privati”.
Ad esser buoni allora lo slogan da utilizzare per definire quanto fatto dal governo potrebbe essere “tutto cambi perché nulla cambi”. Cgil e Uil non ci stanno, sarà mobilitazione e sciopero per rivendicare la dignità del lavoro, il diritto alla vita.