PHOTO
“Sul fronte dell’industria in Sicilia giungono segnali preoccupanti che potrebbero costare all’isola oltre 10 mila posti di lavoro. E ciò che più allarma è che questi hanno piena sponda nel ministero dello Sviluppo Economico che, con il leghista Giorgietti, giorno dopo giorno, sposta il baricentro dell’iniziativa del governo nazionale al Nord”. Così, in una nota, Cgil, Fiom e Filctem siciliane che, con i segretari generali Alfio Mannino, Roberto Mastrosimone e Giacomo Rota, sollecitano l’esecutivo guidato da Nello Musumeci a “un’azione più incisiva affinché la Sicilia non sia condannata a restare fuori dai processi di sviluppo dell’apparato produttivo e possa cogliere le sfide della transizione ecologica, uscendone con un’industria rafforzata e non distrutta per come si teme”.
Dall’esclusione delle riconversioni delle raffinerie dal Pnrr alla mancata reindustrializzazione dell’area ex Fiat di Termini Imerese fino allo stallo rispetto a quanto già previsto per Gela. Dal caso Intel, che avrebbe interesse a investire in Piemonte o in Lombardia escludendo la Sicilia, alla mancata partecipazione di Lukoil al bando sul termoutilizzatore nell’area industriale di Siracusa: Cgil, Fiom e Filctem mettono in fila le criticità, alcune delle quali notizie proprio degli ultimi giorni. E affermano: “Come può tutto questo passare inosservato a una classe dirigente nostrana che per interesse pare diventata leghista? Di questo passo - rilevano Mannino, Mastrosimone e Rota - resteranno solo le macerie e recuperare sarà impossibile. Chiediamo al governo regionale di convocare subito Cgil, Cisl, Uil e Confindustria Sicilia – sottolineano - per alzare le barricate contro un progetto antimeridionalista che rischia di sganciare la Sicilia definitivamente dal Paese e dall’Europa e contrastare le tendenze assecondate o peggio innescate dal ministero dello Sviluppo Economico. Dal canto nostro – concludono - siamo pronti a tornare in piazza e a spenderci in tutte le sedi per il rilancio della Sicilia e del suo apparato produttivo”.