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Nel settore socio-assistenziale è boom di contratti pirata. L'allarme arriva dal sindacato della Funzione pubblica. In particolare, nel socio-assistenziale privato e nel terzo settore si contano ben 47 contratti nazionali di lavoro, 27 dei quali pirata, che vanno a incidere su di un campo che conta un numero di addetti pari a 1,250 milioni.
Una proliferazione contrattuale fuori controllo, esplosa nel corso degli ultimi dieci anni, e che ha portato i contratti da circa 20 a un totale di 47, la gran parte dei quali cosiddetti ‘pirata’, ovvero sottoscritti da organizzazioni sindacali e datoriali non rappresentative. A denunciarlo in un report è la Fp Cgil che, per queste ragioni, ha inviato al ministro del Lavoro, Andrea Orlando, una precisa proposta: “Legare l’attuazione del Pnrr relativamente ai capitoli del welfare, e quindi l’accesso ai fondi da parte delle imprese, al rispetto dei contratti nazionali firmati dalle organizzazioni sindacali e datoriali maggiormente rappresentative”.
Nel testo del report il sindacato denuncia: "Nel corso degli ultimi dieci anni vi è stata una proliferazione di contratti applicabili al settore socio assistenziale educativo: solo per il personale non medico operante in strutture riabilitative, residenziali e socio-sanitarie di tipo privato, risultano conclusi e attualmente in vigenza oltre 27 contratti nazionali non firmati da organizzazioni maggiormente rappresentative”.
Si tratta, osserva ancora la Fp Cgil, “di un vero e proprio scandalo perpetrato nei confronti di lavoratrici e lavoratori impiegati nella cura e nell’assistenza delle persone più fragili. Questi contratti, infatti, contengono condizioni normative ed economiche assolutamente non adeguate a garantire un’esistenza dignitosa alle persone alle quali vengono applicati, così come in termini di diritti sono forti le penalizzazioni rispetto ai contratti firmati invece delle organizzazioni sindacali più rappresentative”.
Una vessazione contrattuale che incide su un settore, quello socio assistenziale privato, costituito da Rsa (Residenze sanitarie assistenziali) e Rsd (Residenze sanitarie per disabili), che conta 300 mila addetti che operano in circa 1.300 aziende. Mentre nelle oltre 1.100 strutture riabilitative lavorano poco meno di 50 mila addetti. Nel terzo settore invece gli addetti sono circa 900 mila e qui, rileva la Fp Cgil, “si registra una minore tendenza alla proliferazione di contratti cosiddetti privata grazie al codice degli appalti”. Un totale quindi di 1,250 milioni di lavoratrici e lavoratori, molti dei quali sottomessi a contratti pirata.
Diversi gli esempi concreti di questa vera e propria giungla contrattuale. “Registriamo casi di grandi gruppi privati operanti nel settore socio assistenziale che pur gestendo, ad esempio, Residenze sanitarie assistenziali applicano il Ccnl Aiop Rsa non sottoscritto da Cgil, Cisl e Uil o altri che al loro interno applicano contratti di tipo diverso: un patchwork contrattuale che fa convivere in uno stesso luogo di lavoro contratti diversi; oppure abbiamo il caso dei centri di riabilitazione ex art. 26 accreditati, equiparati a quelli pubblici e che forniscono servizi sanitari a carico del servizio sanitario, dove risultano esserci almeno altri otto contratti diversi che riguardano oltre il 50% dei lavoratori. Infine si registrano comuni che esternalizzano servizi di assistenza a cooperative che applicano contratti pirata e che proprio in ragione di questo ‘risparmio’ riescono ad aggiudicarsi appalti”.
Dati ed esempi di un fenomeno preoccupante e che rischia di degenerare ancora di più. “Il massiccio ricorso a contratti pirata – sostiene la Fp Cgil -, ancor di più adesso alla vigilia della realizzazione dei progetti collegati alle missioni del Pnrr e dello stato in cui versano i bilanci degli enti locali, può costituire l’occasione per l’aggravarsi di questo fenomeno che vede affermarsi nella gestione di servizi particolarmente delicati, e rivolti a fasce di popolazione particolarmente fragili, soggetti non in grado di garantire i necessari standard di qualità”.
Da qui la proposta del sindacato “di legare la realizzazione dei progetti del Pnrr collegati al welfare, e di conseguenza l’accesso ai fondi da parte delle imprese, al rispetto dei contratti nazionali firmati dalle organizzazioni sindacali e datoriali maggiormente rappresentative”. Per il sindacato si tratterebbe di “una misura che potrebbe rappresentare una chiave di volta nella messa in sicurezza di un settore così delicato e importante per il Paese, sia per quanto riguarda la qualità delle prestazioni erogate sia per quanto riguarda la dignità di chi in quei settori opera”, conclude la Fp Cgil.