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Si conclude la Settimana europea per la salute e la sicurezza sul lavoro 2024 e anche in Lombardia, nelle sedi di Milano, la Regione ha organizzato cinque giorni densi di convegni, dibattiti e attività di divulgazione e partecipazione dedicati a studenti e studentesse che, dal 21 al 25 ottobre, hanno visto protagonista anche la Cgil Lombardia, nel quadro del progetto europeo Lavoro sano e sicuro nell'era digitale 2023-2025.
Il tema della sicurezza sul lavoro è drammaticamente attuale e critico, in Lombardia e in tutta Italia. Da qui l'urgenza, sempre più forte, di presentare e ribadire le proposte della Cgil per agire concretamente e andare nella direzione di abbattere i rischi che chi lavora corre ogni giorno, dall'infortunio alla malattia professionale, fino al rischio mortale.
Un focus particolare è stato affidato a studenti e studentesse degli istituti superiori. Lo stand della Cgil Lombardia, nell'evento fieristico inerente al tema della settimana, ha ospitato una serie di cartelli sui quali ragazzi e ragazze erano invitati a scrivere cosa fosse per loro la sicurezza. Molte le risposte inerenti a responsabilità, consapevolezza, “troppo poca in Italia” , “una base fondamentale”, ma ci sono state anche richieste di psicologi nelle scuole e di obblighi per gli imprenditori. Un ponte fondamentale quindi quello con le scuole, dove si formano le prime esperienze lavorative e si preparano le future.
Ai convegni organizzati durante la settimana presso Palazzo Pirelli a Milano, sono intervenuti Katiuscia Calabretta, segretaria generale Fillea Lombardia, Giulio Fossati, segretario e responsabile dell'area Cgil Lombardia, e Sebastiano Calleri, responsabile dell'area Cgil nazionale. Seminari e dibattiti che hanno visto la partecipazione di diversi soggetti coinvolti, tra tecnici ed esperti di prevenzione, legali, e rappresentati di istituzioni, enti assicurativi, ispettorato del lavoro, Ats, parti datoriali, associazioni e sindacati.
“Noi abbiamo circa duecento funzionari fisicamente presenti nei cantieri, che ci raccontano una realtà critica e che rappresentano un osservatorio importante per denunciare i casi di irregolarità e rischi e quindi intervenire”, ha affermato Katiuscia Calabretta nel suo intervento dal titolo “Sicurezza macchine nei comparti di maggior rischio, i mezzi di sollevamento in edilizia”. “Tra le maggiori criticità – prosegue – riscontriamo carenza o assenza di formazione, mancanza di dispositivi di protezione, insufficienza di vigilanza e controlli, lavoro nero o anche definito grigio, che presenta maggiori rischi di salute e sicurezza, e molte sono le aziende improvvisate che non hanno risorse e competenze adeguate. C'è bisogno di rafforzare il dialogo sociale e che ognuno nel suo ruolo faccia da presidio su questi fenomeni”.
Giulio Fossati e Sebastiano Calleri, nel seminario “La formazione in tema di salute e sicurezza sul lavoro, uno sguardo verso il prossimo futuro”, hanno portato il loro contributo basato anche sulla proposta, già presentata alla Regione Lombardia e alla platea l'8 maggio presso il Tribunale civile di Milano: “Abbiamo chiesto che chi lavora sia perfettamente informato dei rischi che corre e che il sistema di vigilanza funzioni a tutti i livelli – ha detto Fossati –. C'è un allontanamento progressivo dal modello di prevenzione nei cantieri e nelle aziende, non solo per numero di presidi e di personale in comunicato, ma anche perché perdiamo le competenze di chi se ne va”.
Quindi hanno proseguito: “Dobbiamo rendere partecipativo il documento di valutazione dei rischi e consegnare a tutti i lavoratori e le lavoratrici l’estratto dei rischi per mansione. La formazione parte quindi dal documento di valutazione dei rischi che deve essere condivisa con i rappresentanti per la sicurezza, cui spetta per legge, ma anche con chi lavora. Abbiamo aziende che lo fanno e altre no”.
Dai loro interventi è emerso che i rappresentanti sindacali hanno comunicato che “la cosa che viene rispettata di meno in assoluto è il ricevere le informazioni dagli enti ispettivi, e chi lavora non può interpretare i rischi che corre, inoltre non ha accesso ai verbali di sopralluogo e ispezione degli enti stessi. In particolare nei cantieri, lavorare al bagde di cantiere, in modo da sapere sempre chi c'è in cantiere e se ha ricevuto una adeguata formazione”.
Sebastiano Calleri ha continuato sulla formazione, ritenendo che sia “un costo incomprimibile: lo so che è scandaloso da dire in Italia, ma questo è centrale perché una formazione di qualità ha bisogno di tempi e costi. Ricevere una formazione online e attraverso canali vari, che servono solo a risparmiare, spesso non è efficace. Il ruolo della formazione a scuola inoltre è gestito in modo casuale da parte del ministero”. Infine ha ricordato che “i datori di lavoro per legge devono fare formazione, ma questo non è ancora radicato e il nostro ruolo è anche quello di diffondere la cultura della sicurezza e creare sistemi che funzionino”.
Ancora una volta la Settimana europea per la salute e la sicurezza sul lavoro è stata occasione di confronto e ora riparte e continua il costante lavoro di presidio sindacale sui temi discussi, a tutti i livelli.