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Gioia è una donna che lavora in un supermercato del quartiere Montesacro di Roma, vive in un altro Comune della provincia e durante la pandemia non ha mai smesso di fare quotidianamente avanti e indietro, ogni giorno. Quest’anno non le è stato chiesto di lavorare durante le festività, a Pasqua, il 25 Aprile, il Primo maggio, ma per il resto dell’anno lei e i suoi colleghi lavorano con turni dalle 6 e mezzo del mattino alle 14 o dalle 14 alle 21, sei giorni alla settimana, vale a dire una domenica sì e una no, e quando non si lavora la domenica lo si fa il sabato, insomma un solo giorno di riposo su sette, mai due giornate consecutive di riposo. Nel supermercato dove Gioia lavora sono state adottate da subito le misure di sicurezza anti-Covid, mascherine, guanti, schermi in plexiglass alle casse, sanificazioni, disinfettanti a disposizioni dei dipendenti, e così non vi è stata alcuna soluzione di continuità tra la situazione pre-pandemia e quella emergenziale.
Gioia però ha una famiglia, un figlio di 5 anni e un marito anch’egli impiegato in uno dei settori ‘essenziali’, e il cosiddetto lockdown ha complicato notevolmente la sua vita. Appena le scuole sono state chiuse Gioia ha portato il suo bambino dalla nonna, sua madre, in Abruzzo, ma l’interruzione della mobilità tra le diverse regioni decisa con le norme governative ha imposto il ritorno a casa del figlio, perché la separazione a quel punto diventava assoluta e a tempo indeterminato. E’ estremamente complicato trovare una soluzione sistematica per non lasciare solo un bambino di cinque anni quando entrambi i genitori lavorano sei giorni su sette, in una situazione di distanziamento sociale e fisico, con le scuole chiuse (a differenza delle vacanze estive non entrano in soccorso i campi scolastici), con grandi difficoltà ad affidarsi a una baby sitter, perché è difficile trovarne una e il bonus del governo non basta a retribuirla. Gioia e il marito cercano di alternare la loro presenza a casa, ma gli incastri frettolosi non sempre sono possibili e allora diventa quasi impossibile trovare un’organizzazione sostenibile senza violare le norme anti-contagio.
Mentre siamo al telefono sento il bambino che chiama più volte la mamma, lei tra poco dovrà uscire per recarsi al lavoro e allora ci salutiamo per non rubare altri minuti preziosi della loro complicata quotidianità.