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Sciopero generale venerdì 31 maggio dei 600 mila addetti del settore delle imprese di pulizia, servizi integrati, multiservizi. A motivare la protesta, indetta da Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltrasporti Uil, la mancanza da oltre sei anni del contratto nazionale di lavoro, scaduto il 30 aprile 2013. Prevista anche una manifestazione nazionale a Roma, in piazza Bocca della Verità, dove si attendono non meno di 7 mila lavoratori. Anche Nidil Cgil, Felsa Cisl e Uiltemp Uil hanno proclamato lo sciopero dei lavoratori in regime di somministrazione nei medesimi settori, in adesione appunto allo stop del 31 maggio. #ContrattoAdesso è l'hashtag della protesta. Il comparto dei servizi opera prevalentemente in regime di appalto e ha un valore di mercato di oltre 135 miliardi di euro.
Filcams, Fisascat e Uiltrasporti denunciano "lo stallo dei negoziati per il rinnovo del contratto scaduto da 72 mesi nel comparto dei servizi privati in appalto, particolarmente esposto alle logiche del massimo ribasso e al dumping contrattuale, con le inevitabili ripercussioni sui livelli occupazionali e retributivi e sulla drastica riduzione dell'orario di lavoro". I sindacati considerano "diritto inalienabile dei lavoratori il rinnovo", e chiedono un contratto collettivo nazionale che affronti i temi già ampiamente discussi e approfonditi nel corso delle trattative, rispetto ai quali hanno elaborato "articolate proposte sul cambio di appalto e/o affidamento di servizio, nonché sui contenuti della contrattazione di secondo livello e sull'importante tema della salute e sicurezza".
Le tre sigle puntano anche l'indice sul cosiddetto "decreto sblocca cantieri, che ripristina il massimo ribasso per l'aggiudicazione degli appalti e allarga il ricorso al subappalto senza indicazione dei subappaltatori, modifiche che potrebbero avere ripercussioni drastiche sui lavoratori che subiranno, da un lato, ulteriori tagli sugli orari di lavoro, dall'altro, per effetto dell'allentamento dei controlli sui subappalti, rischiano di diventare un ingranaggio di un sistema criminale". In conclusione, Filcams, Fisascat e Uiltrasporti affermano che i lavoratori "non sono disponibili ad accettare un aumento contrattuale irrisorio" e sollecitano la "restituzione di diritti come il riconoscimento della retribuzione dei primi tre giorni di malattia".