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Banchieri con stipendi alle stelle, pari in media a 86 volte la retribuzione di un addetto del settore. Azionisti lautamente remunerati per oltre 10,5 miliardi, in ragione dell’impennata della redditività registrata nel passato biennio. Continua e inesorabile desertificazione sul fronte lavoro con la contrazione di filiali (-3,6%) e dipendenti bancari (-4,3%). È in sintesi quanto emerge da un report dell’Ufficio studi della Fisac Cgil nazionale sui risultati di bilancio 2022 dei primi 7 gruppi bancari nazionali che porta la segretaria generale della categoria, Susy Esposito, a sostenere: “Lo scorso è stato un anno record, per utili, dividendi e stipendi dei manager. Ora tocca al lavoro: serve, col rinnovo del contratto, una forte operazione di redistribuzione a favore di lavoratrici e lavoratori. Tanto più in presenza di un progressivo rialzo dei tassi Bce che sta generando nuovi guadagni per gli istituti di credito”.
Utili e dividendi record
Un rapporto, quello dell’Ufficio studi Fisac Cgil, frutto di elaborazioni condotte sui dati di bilancio dei primi 7 gruppi bancari italiani, che sottolinea come l’utile netto di questi nel 2022 si attesta a 13,33 miliardi, in aumento del 60,5% rispetto al 2021. In questo quadro oltre 5,7 miliardi di euro verranno distribuiti agli azionisti, con un aumento pari a più di un miliardo di euro rispetto al 2021 (+23,2%). Considerando le operazioni di buyback, inoltre, dopo il cambio di politica della Bce post pandemia, la remunerazione totale per gli azionisti, sia diretta che indiretta, risulta essere pari a oltre 10,5 miliardi di euro, in crescita di 3,333 miliardi (+46,2%) rispetto al 2021.
“Risulta evidente - osserva Esposito - che la ricchezza prodotta ora va redistribuita alle lavoratrici e ai lavoratori, anche alla luce dei grandi sacrifici operati in pandemia. È giunto il momento di riconoscere loro i giusti meriti, a partire dalla rivendicazione di carattere salariale contenuta nella piattaforma che come Fisac Cgil, assieme alle altre organizzazioni sindacali, abbiamo approntato”.
Stipendi d’oro
Il report accende un faro anche sulle retribuzioni dei top manager, raffrontandole a quelle degli addetti del settore. La retribuzione media lorda annua dei primi 5 top manager delle banche italiane nel 2021 è stata pari a 3,8 milioni di euro, ovvero come 86 tra lavoratrici e lavoratori prendendo come riferimento il salario medio lordo annuo di un’area professionale che nel 2021 era pari a 44.475 euro. “Numeri che ci dicono che è ora di redistribuire - commenta la segretaria generale della Fisac Cgil -. I bancari chiedono con forza non soltanto un aumento salariale, capace di minimizzare l’impatto dell’inflazione sui salari reali nell’ultimo biennio, ma anche di vedersi riconosciuta la giusta quota dello straordinario aumento di redditività e produttività del settore, attraverso l’incremento degli scatti d’anzianità per più giovani e i futuri bancari, una riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, una maggiore attenzione alla conciliazione vita-lavoro”.
Dipendenti e filiali in calo
Considerando gli effetti dell’acquisizione di Carige da parte di Bper, risulta essere molto marcata la flessione di dipendenti e sportelli. In un anno il campione dei 7 gruppi ha ridotto il numero dei dipendenti per una cifra pari a 7.909 unità (-4,3%), così anche gli sportelli si sono ridotti del 3,6% rispetto al 2021 (-427 unità). In sostanza, l’equivalente di due banche delle dimensioni della ex Carige (che vantava 3.200 dipendenti) e di una per sportelli (Carige ne aveva 382) sono letteralmente scomparse in un solo anno. “L’altro lato della medaglia è la continua contrazione di dipendenti e filiali - rileva Esposito -. Insieme al rinnovo del contratto Abi, e al giusto riconoscimento che le lavoratrici e i lavoratori meritano, servirà invertire questa tendenza per dare al paese e ai suoi territori una presenza fatta di lavoratrici e di lavoratori bancari funzionale alla crescita di tutto il sistema”, conclude.