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Quante lacrime vale la vita di un lavoratore? Inghiottito dal cemento e dall’indifferenza collettiva. Martire di un destino che non ha scelto. Supino al ricatto di un’esistenza sospesa. Un numero sulla tabellina del tre.
Quanta solitudine deve masticare un ispettore? Controllore dell’incontrollabile. Impigliato tra le pieghe di leggi truffaldine. A rimbalzare tra le burocrazie perverse di uno Stato di non diritto. Certificatore di una morte già avvenuta.
Quanto valgono le parole di chi ci governa? Tronfie e vacue come un ritornello stonato. Declinate ad un futuro mai presente. Intolleranti verso la memoria di chi rimane. Vuote come i silenzi di pura circostanza.
E quanta assuefazione dobbiamo ancora digerire? I nostri occhi aperti non vedono più. Nulla ci scandalizza. Nessuno calpesta il nostro giardino appassito. L’asticella dell’orrore è sparita tra le nuvole. Cercasi disperatamente un sussulto di umanità.