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“Il ddl concorrenza non può essere un pretesto per regalare la gestione della domanda a delle piattaforme di mera intermediazione, rendendoci dei riders 4.0 del trasporto persone”. A dirlo sono Unica Taxi Cgil, Ascom Taxi, Confartigianato Taxi, Cna Fita Taxi, Uiltrasporti e Uritaxi, spiegando le ragioni dello sciopero generale della categoria previsto per mercoledì 24 novembre, con manifestazione nazionale a Roma. Il corteo partirà da piazza della Repubblica, passerà poi per via Cavour per concludersi a piazza Madonna di Loreto, dietro piazza Venezia.
“La tecnologia non ci spaventa e siamo disponibili a ragionare su come essere più efficienti e migliorarci, ma senza snaturare o destrutturare quanto costruito con sudore e fatica”, scrivono i sindacati in una lettera aperta: “Siamo stufi del loop costante che coinvolge la politica in interventi senza fine delle normative di settore. Tutto questo crea ansia e impedisce di pianificare investimenti e interventi”.
Unica Taxi Cgil, Ascom Taxi, Confartigianato Taxi, Cna Fita Taxi, Uiltrasporti e Uritaxi ritengono opportuno “portare a termine la revisione normativa iniziata nel 2017” e chiedono “alla politica di avere il coraggio di regolare l'operatività delle piattaforme di pura intermediazione, ponendo limiti e regole chiare per evitare comportamenti non corretti e distorsioni. Ma pare sia molto più semplice inchinarsi alla finanza, che tutelare il lavoro”.
I sindacati si dicono “non disponibili a diventare servi delle multinazionali per arricchire qualche miliardario investitore e troviamo inaccettabile che la politica si presti a queste ipotesi. Abbiamo sempre dimostrato responsabilità e attaccamento al territorio: ci siamo sempre stati con abnegazione e assumendoci i rischi, anche durante questo lungo periodo di pandemia in cui il governo si è dimenticato di noi”.
I sindacati dei tassisti, in conclusione, ricordano di essersi “distinti per i trasporti sociali, del personale sanitario e delle persone che dovevano recarsi negli ospedali, correndo alti rischi personali sulla salute, ma questo era quello che andava fatto e non ci siamo tirati indietro. Svolgere la nostra attività non è una mera questione economica ma di attaccamento al territorio, di cui ci sentiamo parte attiva. Svolgiamo il nostro lavoro al meglio delle nostre possibilità”.