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Incrociano le braccia per l'intero turno le tute blu degli stabilimenti Astra. La protesta unitaria, sostenuta da Fim, Fiom, Uilm, Fismic e Uglm, è stata decisa quando l'azienda di mezzi da lavoro acquisita da Iveco negli anni Ottanta e nel 2012 riunita da Sergio Marchionne sotto il marchio Cnh industrial ha messo in discussione il ruolo degli stabilimenti di Brescia e Lecce, venendo meno all'accordo siglato con i sindacati il 10 marzo scorso. La società di diritto olandese ha dichiarato di voler riconsiderare il piano industriale: per la fabbrica lombarda, si rischia una clamorosa marcia indietro sui nuovi investimenti programmati per il sito che conta 2mila dipendenti, mentre a Lecce, per cui era stato immaginato un robusto incremento dei volumi, si registra una sofferenza dovuta al calo degli ordinativi, che sta spingendo la direzione aziendale a riconsiderare gli impegni già assunti mettendo a rischio il futuro dei 700 dipendenti.
"La preoccupazione è che Cnh industrial venga meno ai suoi impegni – si legge nel comunicato firmato dalle federazioni metalmeccaniche – anche se nella maggior parte delle sedi i volumi produttivi sono in ripresa. Il governo deve intervenire prima che sia troppo tardi, perché sussiste il timore che altri Paesi europei possano attirare gli investimenti previsti per l'Italia. Da tempo che stiamo avvertendo le istituzioni dei rischi di desertificazione industriale del settore automotive aggravato dalla emergenza Covid e dal fatto che l'Italia continua a essere priva di una politica industriale".
Pesano le azioni già decise per il sito di Pregnana Milanese che, come noto, cesserà la produzione il prossimo anno e su cui è in corso un confronto in sede regionale per la reindustrilizzazione, e per San Mauro Torinese, che sarà riconvertito in polo logistico. Negli altri stabilimenti, pur con tutti problemi dovuti alla caduta della domanda causata dalla pandemia, l’attività sta riprendendo. A Foggia e alla Torino Motori le linee sono normalmente impegnate, nonostante sullo stabilimento pugliese penda la spada di Damocle dovuta alla cancellazione della commessa Fca. Anche a Modena e a Jesi (AN), nonostante l’impatto dell’emergenza Covid, le proiezioni produttive sono confortanti. I siti di Iveco Defence (Bolzano, Piacenza e Vittorio Veneto) - impegnate nella costruzione di mezzi per l'esercito e la protezione civile - hanno avuto fermate ridotte e non presentano particolari problematiche. Anche a Suzzara (MN) e a Piacenza i volumi produttivi si stanno riprendendo. Più pesante è invece il ricorso agli ammortizzatori sociali nello stabilimento Driveline di Torino.
Con lo sciopero di oggi, i sindacati chiedono l'immediata convocazione di un tavolo con i ministri Patuanelli e Catalfo e a Cnh industrial l'integrale rispetto dell'accordo del 10 marzo 2020.