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Sciopero generale oggi (venerdì 5 luglio) di otto ore nel settore lapideo, con manifestazione nazionale unitaria di circa 300 lavoratori a Carrara, con corteo dallo Stadio dei Marmi alla sede di Assindustria (in via XX Settembre). A motivare la protesta, lo stallo da oltre sei mesi della trattativa per il rinnovo del contratto di lavoro. L'agitazione, indetta da Fillea Cgil, Feneal Uil e Filca Cisl, proseguirà con il blocco totale nel distretto del porfido a Trento e a Orosei (Nuoro) il 9 luglio, nel distretto della pietra ad Apricena (Foggia) il 12, a Milano il 15 e, infine, nel distretto del marmo di Verona il 22 luglio.
"Confindustria pensa di farci tacere, ma si sbaglia", ha detto il segretario Fillea di Massa Carrara Leonardo Quadrelli: "Vogliono cavatori stagionali che rimangano a casa l'inverno. Siamo qua per difendere il contratto: il 1° aprile eravamo in strada per difendere il lavoro, oggi difendiamo il salario". Per Fabrizio Pascucci, segretario nazionale Feneal Uil, il contratto "è l'assicurazione dei lavoratori: gli industriali rifiutano un colloquio, chiedono solo straordinari e flessibilità. Se non ci sono i lavoratori questo settore sparisce. Il 15 luglio saremo sotto l'Assomarmi a Milano a pretendere risposte". In un volantino diffuso durante la manifestazione, i sindacati ritengono "gravissima l'assenza degli industriali del territorio di Carrara al tavolo delle trattative nazionali", contestando l'aumento "di soli 53 euro nel prossimo triennio" e l'assenza di una politica delle controparti (Confindustria Marmomacchine e Anepla) in cui "mancano completamente i capitoli ambiente e sicurezza, legalità e appalti, riduzione e flessibilità dell'orario, disagio e turni".
“Le nostre controparti – affermano i sindacati – continuano a non volersi confrontare sulla piattaforma votata dai lavoratori, e le loro proposte sono semplicemente irricevibili. Fissare nella seconda metà di luglio la data per un nuovo incontro, che avevamo chiesto si tenesse entro il mese di giugno, conferma l’atteggiamento dilatorio delle controparti e una totale mancanza di senso di responsabilità nei confronti dei 25 mila addetti del settore, che attendono il contratto da più di tre mesi. In particolare – spiegano Feneal, Filca e Fillea – abbiamo avuto risposte insufficienti circa la nostra proposta di lavorare per un contratto unico dei materiali da costruzione. E ci opponiamo alla proposta di chiudere l’esperienza bilaterale del cpnl, che andrebbe invece rafforzata anche a livello territoriale".
Feneal, Filca e Fillea respingono quindi al mittente la proposta di un "ricorso troppo elevato ai contratti a tempo determinato e a quelli in somministrazione, con l’introduzione di causali troppo ampie, e la richiesta di portare fino al 30 per cento il limite percentuale dei contratti precari per azienda, in deroga alla normativa nazionale”.
Le distanze sono lontane, insomma, anche su forma e quantità dell’aumento salariale proposto dai datori di lavoro “53 euro nel triennio, con verifiche ex post, vuol dire riservare agli addetti una crescita retributiva incerta e scarsa” proseguono i sindacati, che giudicano inoltre “insufficienti le risorse su salario differito, sanità integrativa (Fondo Altea) e Previdenza complementare (Fondo Arco), che sono invece importanti strumenti di tutela dei lavoratori su pensioni e sanità. Scarsa anche la somma destinata all’Egr (elemento di garanzia retributiva), pari a 15 euro all’anno, che non aiuterebbe la diffusione della contrattazione di secondo livello, che è invece fondamentale per declinare a livello territoriale temi come l’organizzazione del lavoro, le risorse e la produttività”.
(aggiornamento ore 17.22)