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Già la locandina dice tanto: lo Zio Sam che punta il dito indice verso chi lo guarda, ritratto nella celebre posa che chiamava gli americani alle armi nel 1917. Ma sul suo cappello ora c’è scritto: “Whirlpool”. È questa l’immagine che sindacati metalmeccanici e lavoratori della multinazionale Usa hanno scelto per proclamare lo sciopero generale del gruppo e la manifestazione nazionale che si tiene oggi (venerdì 29 ottobre) a Cassinetta (Varese).
L’appuntamento, convocato per scongiurare la chiusura dello stabilimento di Napoli (dove si producono lavatrici di alta gamma) e il conseguente licenziamento dei 320 dipendenti, è alle ore 10 davanti all’impianto (il più grande in Italia del gruppo statunitense). Alla mattinata di mobilitazione partecipano delegazioni di tutti i siti produttivi, nonché i segretari nazionali di Fiom Cgil (Barbara Tibaldi), Fim Cisl (Massimiliano Nobis) e Uilm Uil (Gianluca Ficco).
Sciopero e manifestazione sono stati indetti “contro la decisione del gruppo di avviare i licenziamenti nel sito di Napoli, per il mancato rispetto del piano industriale sottoscritto al ministero dello Sviluppo economico nell’ottobre del 2018 (ndr. l’accordo prevedeva investimenti e lo sviluppo di nuovi prodotti), per rivendicare la realizzazione del piano presentato dal governo per garantire la continuità occupazionale e per un nuovo piano nazionale per tutti gli stabilimenti italiani”.
La vertenza ha inizio il 31 maggio 2019, con l’annuncio dell’ex direttore dello stabilimento di Napoli Luigi La Morgia della chiusura dell’impianto perché “non sostenibile economicamente”, con il conseguente licenziamento collettivo dei 320 dipendenti. Da allora è successo di tutto, tra cui ovviamente la pandemia mondiale, con la fabbrica che ha formalmente smesso di funzionare il 31 ottobre 2020. È davvero impossibile dar conto di quanto accaduto finora: mesi e mesi di cortei e convocazioni al ministero, scioperi e cassa integrazione e incontri mai risolutivi.
Arriviamo così a questi ultimissimi giorni, segnati da un paio di accadimenti importanti. Il primo è il ricorso per “comportamento antisindacale” presentato da Fiom, Fim e Uilm al tribunale di Napoli. Nell’udienza di mercoledì 27 la giudice del lavoro Maria Rosaria Lombardi, dopo aver esaminato le motivazioni della causa (ex articolo 28) e aver ascoltato i testi delle organizzazioni dei lavoratori e dell'azienda, si è riservata per i prossimi giorni una decisione in merito.
“Auspichiamo che le ragioni che abbiamo esposto, che dimostrano la cattiva fede di Whirlpool nel firmare un accordo che non avrebbe rispettato, consenta a questi lavoratori di avere il tempo necessario per costruire un nuovo progetto industriale”, ha affermato la segretaria nazionale Fiom Cgil Barbara Tibaldi: “Siamo di fronte a una multinazionale che rifiuta di dare anche solo qualche giorno di tempo per consentire la costituzione del Consorzio che dovrà riassorbire tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori”.
Il secondo è la conferma da parte del governo, rappresentato in questa vertenza dalla viceministra allo Sviluppo economico Alessandra Todde, della costituzione del Consorzio per la reindustrializzazione del sito, orientato allo sviluppo di un hub per il trasporto sostenibile. L’esponente dell’esecutivo, nell’incontro di martedì 26, ha anzitutto assicurato che nel Consorzio “non ci sono aziende improvvisate o poco serie, ma importanti nomi riconosciuti, che hanno però anzitutto la necessità di capire quali sono le condizioni che Whirlpool pone per cedere i suoi asset”.
La nascita del Consorzio, però, con la contestuale presentazione del piano industriale e il riassorbimento dei lavoratori, non avverrà prima del 15 dicembre. Un problema di tempi ancora da risolvere, in considerazione del fatto che la multinazionale non intende concedere proroghe ai 320 licenziamenti, che dovrebbero scattare oggi (venerdì 29 ottobre). Da segnalare, infine, è la prossima convocazione di multinazionale e sindacati al ministero dello Sviluppo economico, fissata per martedì 2 novembre.