Un migliaio di lavoratori siciliani delle costruzioni si recheranno a Roma venerdì 15 per partecipare alla manifestazione nazionale indetta da Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil nell’ambito dello sciopero generale del settore. In Sicilia sono anche previsti presidi davanti ad alcune prefetture “per segnalare – scrivono in una nota Michele Pagliaro, segretario generale della Cgil siciliana e Mario Ridulfo, segretario della Fillea regionale - la valenza regionale della protesta. Al governo nazionale - sottolineano - chiediamo un tavolo per una strategia di rilancio e di riqualificazione del settore. All’esecutivo regionale - aggiungono - chiediamo di farsi parte attiva per sbloccare le risorse disponibili e fare ripartire i cantieri, intervenendo sui ritardi burocratici e garantendo i diritti dei lavoratori, a partire da quelli alla sicurezza”.
In Sicilia negli anni della crisi nel settore delle costruzioni si è persa la metà della forza lavoro, passando dai 150.683 occupati del 2008 a 77.467 del 2017.Il settore edile del 2018 ha registrato un ulteriore calo tra l’8% e il 9% delle ore lavorate,della massa salari, dei lavoratori occupati. Tra il 2008 e il 2018 gli 80 mila posti in meno nell’edilizia hanno prodotto nell’intera filiera delle costruzioni la mancata attivazione fino a 200 mila posti di lavoro. Il numero delle imprese del settore è calato dal 2009/2017 del 10%.
In questo contesto “la Sicilia – sostengono Pagliaro e Ridulfo - è la terra delle opere lasciate a metà: 160 cantieri bloccati su 752. E le strade sono in una condizione disastrosa”. I sindacati rilevano in un volantino predisposto per lo sciopero che “nel Patto per il Sud sono fermi 491 progetti per diversi interventi:porti (7); riqualificazione urbane (n.216); beni culturali (n.121); viabilità (128 progetti). Per un totale di 700 milioni”. Inoltre, che “nell’Apq tra Anas e Regione Sicilia sono fermi 25 interventi per 482 milioni e altre opere per altri 1,66 milioni (completamento di opere già programmate e interventi di adeguamento della rete stradale e autostradale). Negli investimenti ferroviari sono fermi invece 2 miliardi e 579 milioni per raddoppio ferroviario, interramento ferroviario, velocizzazione e ripristino delle tratte”.
“Chiediamo - dicono Pagliaro e Ridulfo - lo sblocco dei finanziamenti, l’apertura dei cantieri, l’attivazione di 4 miliardi di investimenti della dotazione disponibile nel triennio. La crisi riguarda l’intero settore – sottolineano-anche cemento, laterizi, lapidei e legno. Al governo nazionale chiediamo di non ignorare l’esigenza del territorio di adeguamento della rete infrastrutturale e di interventi per la messa in sicurezza, avviando un nuovo piano di investimenti funzionale al territorio con una cabina di regia unica”.
I sindacati sollecitano anche interventi per fare fronte ai problemi di fragilità finanziaria delle imprese, misure per la qualità del lavoro e delle imprese come “una revisione mirata del Codice appalti- dice la piattaforma sindacale- semplificandone le procedure per accelerare l’avvio dei cantieri senza ridurre le tutele dei lavoratori, delle imprese più serie e il ruolo di controllo e promozione del buon lavoro da parte delle stazioni appaltanti pubbliche”.
Ridulfo e Pagliaro rilevano che “la richiesta alle istituzioni nazionali e regionali è identica: legalità, qualità delle opere e qualità del lavoro, con attenzione alla sicurezza, alla verifica di congruità del costo della manodopera sul valore complessivo dell’appalto nell’ambito del Durc, con azioni di contrasto del dumping contrattuale, con una normativa degli appalti che eviti la corsa al ribasso. Vogliamo ricordare- concludono- che in Sicilia un edile su 2 lavora in nero e che questa è una questione che non può continuare a essere ignorata”.