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"Quante indagini, quante richieste di arresto, quanti rapporti e studi dall’Anac alla Direzione antimafia servono per far capire al governo che per sbloccare gli appalti serve più efficienza, maggiore qualificazione delle stazioni appaltanti, più personale tecnico, più politiche industriali, più separazione tra chi progetta, esegue e collauda e che, invece, tutte le norme volte a liberalizzare il subappalto, a moltiplicare le stazioni appaltanti, a permettere il ritorno ai “cartelli” in fase di gara, ad aumentare gli importi per gli affidamenti diretti o tornare al massimo ribasso, sono ghiotti incentivi alla minor trasparenza e alla corruzione?”. È quanto chiede Alessandro Genovesi, segretario generale della Fillea Cgil, alla luce delle numerose inchieste di queste ore, aventi tutte per oggetto appalti pubblici, mentre in Parlamento si discute del decreto “sblocca cantieri”.
“La magistratura farà il suo corso ma certamente il suo lavoro non potrà che crescere in assenza di scelte orientate alla qualità e alla trasparenza: invece di qualificare la domanda pubblica ed i meccanismi di aggiudicazione per premiare le aziende più serie, che rispettano le leggi ed i contratti, che investono per avere in casa professionalità e competenze e rappresentano la stragrande maggioranza del sistema produttivo italiano, si sta andando nella direzione opposta - prosegue Genovesi - perchè lo "sblocca cantieri" aumenterà la discrezionalità delle stazioni appaltanti, permetterà solo a chi ha tanta liquidità di offrire ribassi enormi, ridurrà la trasparenza nella catena degli appalti, con tutto ciò che questo vuol dire in termini di minore sicurezza, non rispetto dei contratti, infiltrazioni criminali. Abbiamo bisogno di uno sblocca lavoro o se vogliamo di uno sblocca imprese serie, non di questo sblocca porcate. Noi vogliamo aprire tanti cantieri che servano al Paese, ai lavoratori e non ai corrotti o ai mafiosi.”