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L’estate 2018 è stata terribile per la Svezia: caldo record, incendi dei boschi fin quasi all’Artico. Greta Thunberg, una sedicenne di Stoccolma, il 20 agosto ha pensato bene che era il momento di agire. Ha preso la bicicletta, si è piazzata davanti al Parlamento, ha scritto su un pezzo di legno “Skolstrejk för klimatet” (Sciopero della scuola per il clima), distribuendo anche qualche volantino per chiedere al governo di ridurre le emissioni di carbonio come previsto dall'accordo di Parigi sul cambiamento climatico. “Il primo giorno mi sono seduta da sola dalle 8.30 alle 15, il normale orario scolastico”, ha spiegato in un’intervista: “Poi, dal secondo giorno, la gente ha iniziato a unirsi a me. Dopo, c'erano persone lì tutto il tempo”. Le persone hanno continuato per mesi a seguirla ogni venerdì davanti al Parlamento, fino a quando il mondo si è accorto di lei. È nato il movimento studentesco internazionale “Fridays for Future”, Greta ha parlato al vertice dell’Onu (COP24) di Katowice, al meeting di Davos del World Economic Forum, alle grandi manifestazioni sull’ambiente di Londra, Amburgo, Bruxelles. E adesso Greta, due lunghe trecce chiare a incorniciarle il viso tondo e brillante, è candidata al Nobel per la Pace.
La più grande manifestazione studentesca della storia mondiale: questo è “FridaysForFuture - School Strike 4 Climate”, che si tiene oggi (venerdì 15 marzo) in ogni angolo del pianeta. I numeri sono impressionanti: cortei e iniziative in 2.052 città, coinvolti 123 Paesi nel mondo (qui è consultabile l’elenco aggiornato degli appuntamenti). L’Italia è la prima nazione per eventi in programma con 235 iniziative, seguono Francia, Stati Uniti, Germania e Svezia. “Ci stiamo mobilitando tutti insieme per il nostro futuro: se ci saranno abbastanza bambini e ragazzi che lo faranno abbastanza a lungo potremo davvero assistere a cambiamenti reali”, esorta Greta Thunberg, in un appello lanciato a poche ore dall’inizio della giornata di protesta: “Dico a tutti i giovani di partecipare. Ditelo ai vostri amici e, per favore, non arrendetevi, mai e poi mai”. Un appello cui stanno rispondendo decine di migliaia di studenti, e che vede il sostegno e l’attiva partecipazione dei sindacati.
“Da sempre impegnati, assieme al movimento sindacale globale ed europeo, nella battaglia per la giustizia climatica, sosteniamo il movimento Friday For Future e lo sciopero globale School Strike 4 Climate, promosso dagli studenti di tutto il mondo per rivendicare il diritto a un futuro su questo pianeta”. Così la Cgil nazionale ha comunicato la propria adesione, impegnandosi a “portare avanti l’impegno per il clima, l'occupazione e lo sviluppo sostenibile a partire dalla contrattazione” e a “rivendicare la giusta transizione e la revisione degli impegni nazionali di riduzione delle emissioni affinché si centri l’obiettivo di contenere la temperatura entro 1,5 gradi”. La Confederazione, in conclusione, ritiene che “anche nella lotta per la giustizia climatica le alleanze siano essenziali per sconfiggere l'inerzia dei governi che tutela gli interessi di pochi a scapito della giustizia sociale, dell'equità intergenerazionale e dello sviluppo sostenibile. Per questo invitiamo studenti, lavoratori e tutti i cittadini a partecipare alle iniziative”.
La situazione ambientale del pianeta è davvero allarmante: l'Ipcc (Intergovernmental panel on climate change), ossia l’organismo tecnico-scientifico dell'Onu sui cambiamenti climatici e il loro impatto socio-economico, ha avvertito che “se i paesi della Terra non prenderanno provvedimenti per limitare la diffusione dei gas serra, il riscaldamento globale potrebbe superare la soglia di 1,5 gradi tra appena undici anni, nel 2030”. Un allarme sottolineato dalla vicesegretaria generale della Cgil Gianna Fracassi: “Abbiamo solo undici anni per cambiare radicalmente il modello di produzione e di consumo allo scopo di renderlo sostenibile dal punto di vista climatico e sociale. Le conoscenze e le tecnologie per tagliare drasticamente le emissioni di Co2 esistono già, ma manca la volontà politica di fare una scelta per il futuro, definendo le misure strutturali necessarie per una giusta transizione verso una società a emissioni zero”.
Per Gianna Fracassi “il tema della decarbonizzazione deve guidare le scelte sugli investimenti e indirizzare tutte le decisioni politiche, fiscali, industriali, economiche e sociali, affinché venga disinnescata la potente bomba ad orologeria dell'incremento della temperatura globale. Purtroppo non è così”. L’esponente sindacale sottolinea anche che, nonostante gli impegni assunti dai vari Paesi a livello globale “non siano coerenti con l'obiettivo dell'accordo di Parigi, nessun governo ha deciso di alzare il livello di ambizione di riduzione delle emissioni. Anche le ultime misure varate da questo esecutivo, dalla legge di bilancio fino al Piano nazionale integrato energia e clima, non hanno il carattere di urgenza, l’adeguatezza degli investimenti e l’ambizione necessari per rispondere alle indicazioni della scienza”. A fronte della colpevole inerzia dei governi, conclude Fracassi, solo “un movimento per la giustizia climatica, sempre più forte e globale, può costringere la politica a prendere atto che la giusta transizione non può essere rinviata”.