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“L’unica cosa che ho potuto fare per smettere di stare male è andare in aspettativa dopo ventidue anni di servizio”. Lo dice tutto d’un fiato e quasi si scusa per la pennellata intima dentro il quadro di una vertenza collettiva che tocca i destini di 130 lavoratori. Succede al Crs4, il Centro di ricerca e sviluppo che ha sede a Pula, nel Parco scientifico e tecnologico della Sardegna, ed è controllato al cento per cento dall’agenzia regionale Sardegna Ricerche. L’assemblea dei lavoratori, riunita sotto l’egida di Cgil e Fiom territoriali e regionali, svela un disagio rimasto a lungo sotto traccia ma sostanziato da una quotidianità di divieti e vigilanza: sul lavoro dei ricercatori, sui contatti con il mondo esterno, su ogni minima attività anche se funzionale al programma di ricerca. Su tutto. Persino, in un tentativo maldestro poi sfumato, sulle attività fuori dall’orario di lavoro.
L’esasperazione è alle stelle, la prima confessione pubblica ha un effetto slavina e in tanti cominciano a parlare. “Ho ricevuto una lavata di testa perché sono stato invitato a intervenire a un convegno”. “Mi è stato impedito di parlare in pubblico”. “Mi vergogno per le limitazioni a cui devo sottostare”. “Mi sento svilito, vogliono annullare le persone e le competenze”. “Siamo in tanti in sofferenza, forse abbiamo difficoltà a esprimerlo ma lo stress che stiamo vivendo ci impedisce di dormire, di lavorare”. Testimonianze senza nome e cognome, perché “preferisco non venga scritto”. E così sia, tanto l’assenza di libertà che cerca di annientare i singoli nulla può contro la forza di una protesta corale.
Ma cosa succede nel centro di eccellenza che ha messo online il primo sito web d’Italia, creato il codice per la prima web-mail, lavorato sull’alimentazione dell’auto elettrica ante litteram e sul progetto Trinomio: Sardegna-solare-idrogeno? La risposta arriva dai lavoratori storici, quelli che il Crs4 l’hanno visto nascere e crescere, i cervelli originari che ne hanno fatto la storia e ora non ci stanno a registrarne il declino. “Purtroppo, c’è stata un’involuzione che ha coinciso, più o meno, con il diverso grado di competenze tecniche e legami con la politica di chi è stato insignito di guidare il Centro”.
E in effetti. In principio fu un premio Nobel. Nel 1990, l’anno della fondazione, il presidente del Crs4 è Carlo Rubbia. Poi ci sono stati Nicola Cabibbo, Paolo Zanella, Luigi Filippini, Annalisa Bonfiglio. Infine, dal 2020, Giacomo Cao. Ed è stato proprio il suo piano di riorganizzazione a fare da detonatore a una situazione via via più esplosiva. Proposto unilateralmente, il piano è stato bocciato da lavoratori e sindacato, ma non c’è stato verso di imbastire un dialogo. Si fa cosi e basta. Anche se significa creare nuovi e diversi contenitori dove stipare ricercatori e tecnologi, separandoli secondo uno schema rigido “che la ricerca moderna, improntata alla massima contaminazione di stimoli e professionalità multidisciplinari, non contempla”, e spostandoli qui e là come pedine. Uno scacchiere poi smontato dal 62 per cento dei lavoratori coinvolti, che nei tre giorni concessi per appellarsi, hanno chiesto di essere inquadrati in un’area di progetto diversa da quella assegnata. Per non dire degli errori di inquadramento contrattuale, con ricercatori che - “per mero errore materiale”, dice l’amministrazione - diventano tecnologi o viceversa.
“Un centro con la storia e la valenza scientifica del Crs4 non può essere gestito senza il coinvolgimento e la partecipazione diretta dei tecnici e dei ricercatori, che sono la prima e più importante risorsa su cui fare affidamento”: sulla vertenza interviene il segretario generale della Cgil Sardegna Fausto Durante, a difesa di “donne e uomini di valore, con competenze professionali di prim’ordine, responsabili di progetti e ricerche di dimensione internazionale. Sono risorse da apprezzare e valorizzare, non pedine sulla scacchiera del presidente di turno. Sardegna Ricerche e la Regione ascoltino i lavoratori e il sindacato”.
È il caos a governare la nuova organizzazione: “Non c’è chiarezza sugli indirizzi, non si sa cosa fare e a chi far riferimento”. Davanti alla richiesta di spiegazioni l’amministrazione temporeggia, prima o poi verranno dati tutti i chiarimenti. Cgil e Fiom intanto, hanno chiesto un incontro urgente alla Regione, ai vertici di Sardegna Ricerche, e per conoscenza allo stesso amministratore unico del Crs4. C’è poco da temporeggiare, la preoccupazione è che il Centro involva al punto da compromettere le prospettive di una realtà strategica. Dopo l’esecrabile assegnazione “del tutto arbitraria” del premio di risultato del 2021, nel confronto chiesto e ottenuto dalla rsu per definire i criteri in vista del nuovo premio, è emerso che potrebbe risentire della riduzione del volume dei progetti di ricerca acquisiti nell’anno appena chiuso. A certificare il dato impietoso è la sezione amministrazione trasparente online: 5 milioni e 300 mila euro le risorse conquistate nel 2019, 3 milioni e 500 mila euro nel 2021. Poi i numeri si possono interpretare, spiegare, giustificare, ma la loro verità resta lì, nelle pagine dei bilanci, a evocare un quadro. E a raffrontarlo con i tempi che furono, senza perdere la speranza però, anzi, con la voglia di rivendicare una nuova età dell’oro. Le professionalità sono ancora lì, a resistere nonostante l’impasse, allora perché non lavorare tutti per far sì che al Crs4 torni il sereno? Questo è l’obiettivo del sindacato, a difesa dei lavoratori e delle ricadute importantissime che ciò che fanno ha sull’intera Sardegna.